Trattato di Lisbona

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Contributo al dibattito per il Congresso MFE di Gorizia

A cura di Roberto Castaldi

Segretario Centro Regionale Mfe Toscana

1. Un nuovo spazio d’azione per l’azione federalista

La crisi economico-finanziaria del 2008 non aveva portato a significative proposte di riforma nell’UE, ancora impelagata nel processo di ratifica del Trattato di Lisbona. La crisi del debito sovrano, mettendo a repentaglio la stessa esistenza dell’Euro ha suscitato invece alcune reazioni, sebbene insufficienti. La primavera scorsa la Commissione ha chiesto un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio; la BCE ha parlato invece di “governance economica”, chiedendo che le proposte della Commissione di sanzionare uno Stato membro potessero essere approvate a maggioranza qualificata e respinte all’unanimità, come nel processo legislativo ordinario, ma dimenticandosi completamente il Parlamento europeo. Che ha risposto rilanciando il tema delle risorse proprie rispetto al bilancio europeo.

Oggi si parla apertamente di emendare il Trattato di Lisbona. Francia e Germania vogliono rimettere mano al Patto di Stabilità. Il Parlamento europeo lavora a una proposta di Duff per creare un collegio elettorale europeo accanto a quelli attuali, che richiederebbe di aumentare il numero dei parlamentari europei, modificando il Trattato. Vediamo il frutto del nuovo meccanismo previsto da Lisbona, che amplia al Parlamento e alla Commissione la possibilità di presentare emendamenti al Trattato, avviando così la procedura di riforma per via semplificata o ordinaria – che prevede la convocazione a maggioranza semplice di una nuova Convenzione nel caso di presentazione di emendamenti molto significativi. E’ possibile che il cantiere delle riforme istituzionali, che si voleva chiuso per lungo tempo dopo Lisbona, si riapra entro questa legislatura europea. Ma è essenziale che le proposte di emendamento riguardino i nodi decisivi dell’autonomia di bilancio – risorse proprie, capacità impositiva ed eurobonds (i poteri della CECA!) –, della trasformazione della Commissione in un vero governo, dell’abolizione generalizzata dell’unanimità, della creazione di una politica estera e di difesa unica europea. Inserire questi temi nell’agenda della riforma, ovvero porre la questione del salto federale, non può essere che il nostro compito.

2. Una “sponda” istituzionale

Storicamente le campagne federaliste hanno avuto successo solo in presenza di una “sponda” nelle istituzioni europee o in qualche governo nazionale – quella che abbiamo chiamato “leadership europea occasionale”. Altrimenti non hanno raggiunto i loro obiettivi, tranne la sopravvivenza del Movimento, come nel caso del Congresso e poi del Censimento del Popolo europeo. Egualmente, le iniziative delle istituzioni europee, prive di un raccordo con le campagne popolari dei federalisti, sono fallite – come lamentava Spinelli delle iniziative di Hallstein.

La Commissione Prodi e Fischer sono state le ultime “sponde” dei federalisti, manifestatesi prima e durante la Convenzione. La creazione del Gruppo Spinelli testimonia di una volontà di battersi da parte di alcuni parlamentari europei. E la sua apertura alla società civile indica che può costituire una nuova sponda per la nostra azione. Per ora ha chiaro il nemico – l’Europa intergovernativa – e l’obiettivo ultimo della federazione, ma non si è ancora dato una strategia. Possiamo usare le nostre campagne anche per indicare i temi e le questioni su cui il Gruppo è chiamato a dare battaglia, rispetto alle due parallele questioni dell’utilizzo massimo del quadro di Lisbona – anche per mostrarne i limiti – e del suo superamento mediante la presentazione di emendamenti al Trattato che ne alterino l’impostazione, tormando a porre sul tavolo di chi partecipa all’UE l’obiettivo della Federazione, anche rispetto alle modalità di ratifica della riforma – come già accaduto a Philadelphia, e nel Progetto Spinelli del 1984.

Non va dimenticato che una nuova Convenzione convocata per discutere gli emendamenti effettivamente presentati sarebbe ben diversa dalla precedente, sostanzialmente ostaggio del Presidium e dai testi di lavoro da esso predisposti.

Ovviamente, questo implica di includere, come da tempo e da più parti richiesto, anche il Parlamento europeo tra i destinatari della Campagna per la Federazione europea e dei relativi Appelli e documenti in cui la campagna si articola – e su cui incredibilmente continua ad esserci una certa confusione sui nomi anche sul sito del MFE, nonostante i documenti approvati e l’opportuna segnalazione di Nicola Forlani qualche settimana fa. Al riguardo sarebbe forse utile predisporre una pagina della Campagna per la Federazione Europea ben visibile nella homepage del sito del MFE. Un testo rivolto essenzialmente solo a Francia e Germania può infatti essere un utile documento di pressione rispetto a tali Paesi, ma non il testo-base di una Campagna, che andrà concordata a livello europeo.

3. Le necessità di una “rottura”

L’esperienza della precedente fase di riforma istituzionale ha confermato che nell’Europa dei 27 all’unanimità nessuna riforma è possibile. L’azione per aprire una nuova fase di riforma deve essere accompagnata dalla rivendicazione che essa deve essere portata avanti anche solo da un’avanguardia di Stati se non tutti fossero disponibili al completamento dell’unità federale. E’ evidente che serve una rottura, che può essere politicamente percorribile di fronte all’opinione pubblica solo scaricandone la responsabilità su chi sta fuori. La rottura è uno strumento necessario per arrivare all’obiettivo della federazione, ma non è e non va presentato come obiettivo a sé stante.

Bisogna portare la classe politica più europeista ad accettare l’idea della necessità della rottura, ovvero mostrare l’impossibilità/inefficacia anche delle nuove procedure previste dal Trattato di Lisbona (passerelle, nuova procedura di emendamento, ecc.), che però vanno esperite per predisporre un progetto di riforma (una posta in gioco) su cui valga la pena di “rompere”. E bisogna fornire il segnale che l’opinione pubblica vuole più Europa, in una fase in cui l’euroscetticismo sembra nuovamente in ascesa, e rischia di sembrare che l’Europa sia vista più come un problema – vincoli ai bilanci nazionali – che come la soluzione.

4. Che cosa chiedere? E come?

Discende da quanto detto che nella nostra campagna uno dei punti essenziali dovrà essere l’individuazione di quali emendamenti richiedere. Sinteticamente potremmo riassumerli con:

  1. l’abolizione generalizzata dell’unanimità;

2. la trasformazione della Commissione in un vero governo;

3. l’istituzione di una fiscalità europea e di forze di sicurezza europee;

4. una norma transitoria sulla ratifica del nuovo testo mediante referendum europeo, e sua entrata in vigore tra gli Stati in cui sia stata raggiunta la maggioranza, facendo salvo l’acquis communitaire, per gli altri.

Quest’ultimo emendamento equivale di fatto a porre fin dall’inizio la rottura come strumento per la fondazione della Federazione, ma sfruttando le norme stesse del TdL.

Essendo previsto dal trattato il diritto di iniziativa popolare, presentare proposte così radicali senza quel tipo di consenso sarebbe politicamente molto debole. E’ dunque inevitabile una campagna popolare volta a raccogliere un milione di firme, senza le quali saremmo poco credibili, e soprattutto non daremmo il segnale del risveglio del popolo europeo, senza questo segnale, d’altronde, né il Parlamento né i governi si impegnerebbero in un’impresa così rivoluzionaria. Inutile sottolineare che l’impresa è estremamente ardua, ma fare la federazione europea non è mai stato un compito semplice. La crisi in corso è esistenziale e la linea d’azione volta a trovare alleanze messa positivamente in atto in Piemonte, segnala che sono possibili significative convergenze con molte forze della società civile, e certamente anche con i partiti. Se i federalisti non avranno il coraggio di battersi per raccogliere il consenso dei cittadini per il salto federale, difficilmente tale coraggio potrà averlo la classe politica nel prendere un’iniziativa adeguata al raggiungimento della Federazione europea.

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Approfondimento di Radio Radicale

Dall’evoluzione delle istituzione europee sino al trattato di Lisbona, dall’attualità di Spinelli al Gruppo Spinelli , un interessante spazio di approfondimento  su Radio Radicale dedicato all’Europa, con Marco Pannella, Pier Virgilio Dastoli (in studio) e Graham Watson (in collegamento telefonico)

Dice Dastoli sulla battaglia federalista: “Le parole di Spinelli, che consigliava di lavorare innanzitutto con Germania, Francia e Spagna, sono ancora attuali. Oggi bisogna lavorare innanzitutto con la Germania. C’è un problema reale che concerne per esempio la posizione dei Liberali in Germania, che non sono non dico su posizione federaliste ma nemmeno europeiste. La stessa situazione c’è anche in altri paesi e non riguarda soltanto le forze liberali. Quello che diceva Spinelli è ancora attuale. Certo sono stati fatti dei passi in avanti: c’è un parlamento europeo con poteri legislativi, abbiamo una Carta dei diritti, una moneta unica, etc.”.

“Però il mondo è cambiato. Io sono convinto che il Trattato di Lisbona, che è oggi in qualche modo la nostra Costituzione, è stato concepito e adottato tra il 2002 e il 2007; dal 2007 a oggi l’Europa e il mondo sono radicalmente cambiati e io sono convinto che il Trattato di Lisbona sia obsoleto. Non contiene gli strumenti necessari per fare fronte alla crisi finanziaria, è un testo che ha ignorato completamente il problema del governo economico dell’Europa; per quanto riguarda la politica estera, i governi hanno gelosamente fatto sì che prevalesse l’approccio intergovernativo nel Trattato di Lisbona, e quindi l’assenza dell’Europa nel Mediterraneo è dovuta anche a questo”.

“Uno dei motivi per cui la battaglia federalista noi non l’abbiamo ancora vinta, Altiero lo diceva sempre, è che nei partiti manca la cultura federalista.. Il federalismo non come ideologia ma come battaglia politica per conquistare poteri costituendi e costituenti, contro i poteri costituiti cioè quelli statali o di altro tipo. Se noi non facciamo i missionari e portiamo questo approccio di tipo culturale, prima che politico, la battaglia europea le perdiamo nuovamente”.

Per  la trasmissione completa  clicca qui: Radio Radicale: L’europa delle patrie, la patria europea

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22-02-11 da Notizie ASCA

UE: AICREE, SERVE GOVERNO FEDERALE  

E PARLAMENTO A SUFFRAGIO UNIVERSALE

AICCRE

(ASCA) – Roma, 22 feb – ”Il sistema dei poteri locali e regionali puo’ costituire la base del cambiamento nella cornice dell’Europa unita e federale”. E’ quanto dichiarano Vincenzo Menna ed Emilio Verrengia, rispettivamente segretario generale e segretario generale aggiunto dell’Aiccre (Sezione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, Ccre), in previsione del XIV congresso dell’associazione che si terra’ il 3, 4 e 5 marzo prossimi.”Perche’ il cambiamento sia sostanziale e’ necessario – secondo i dirigenti dell’Aiccre – un governo sopranazionale, federale, dell’Unione Europea che risponda ad un Parlamento eletto a suffragio universale e diretto ed a un Senato degli Stati anche rappresentativo dei poteri locali e regionali”. 

In secondo luogo ”occorre una Costituzione dell’Unione europea che fissi in maniera inequivocabile i principi e i valori della nostra tradizione culturale a partire dal rispetto della persona umana”.

Per Menna e Verrengia il Congresso sara’ ”non solo, dunque, un momento di riflessione per l’associazione ma un luogo che andra’ oltre l’autoreferenzialita’ e si porra’ come soggetto attivo nel dibattito politico intorno all’Europa e agli Enti locali”.

”Si affrontera’ con passione – assicurano – anche il tema del federalismo interno e della necessita’ della semplificazione istituzionale e lo si fara’ tenendo conto di un assunto fondamentale: uniti si e’ piu’ forti ed ecco perche’ nella nostra azione politica e culturale – aggiungono Menna e Verrengia – stiamo lavorando ad un rinnovato rapporto di collaborazione con le altre Associazioni dei poteri locali e regionali: Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Upi (Unione delle province d’Italia), Legautonomie, Uncem (Unione nazionale comuni, comunita’ ed enti montani)”.

L’Aiccre inoltre conferma ”l’esigenza di uno stretto rapporto con le Organizzazioni federaliste, Mfe (Movimento federalista europeo), Cime (Consiglio italiano del movimento europeo), Aede (Associazione europea degli insegnanti), Cife (Centro italiano di formazione europea), necessario per rendere piu’ efficace e sinergica l’azione per la costruzione di una Unione europea su basi federali che ciascuno di questi soggetti esercita nel proprio ambito”.

”C’e’ grande fermento – concludono Menna e Verrengia – e tanta volonta’ da parte nostra di contribuire a dare slancio all’azione dei poteri locali e regionali nell’ambito dell’Europa unita affinche’ tutte le risorse economiche, sociali, culturali possano esplicarsi appieno per il superamento della crisi economica, finanziaria, politica ma anche identitaria che viviamo”.

res-map/mcc/rob

Tratto da www.asca.it

Per approfondimenti sul federalismo europeo partendo

dall’azione dei poteri locali:

Documento_politico AICCRE

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DICHIARAZIONE DEL

MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

SULL’ATTUAZIONE DEL “FEDERALISMO FISCALE”

IN ITALIA

1. Il federalismo fiscale è la traduzione in termini finanziari di un sistema istituzionale federale di governo. Un governo federale è un insieme di governi indipendenti e coordinati: ogni livello di governo, nell’esercizio delle sue funzioni, non è subordinato agli altri, ma si coordina con essi. L’autonomia finanziaria dei diversi livelli di governo è garantita dalla Costituzione e dall’equilibrio tra poteri che sono l’espressione di ambiti territoriali differenti rappresentati in rami distinti di assemblee parlamentari bicamerali. La legge di bilancio, la politica di perequazione ed eventuali interventi sulla fiscalità, modificativi dei flussi finanziari a favore di un livello di governo a scapito degli altri, vengono approvati, come nel caso del federalismo cooperativo, nel corso di una riunione congiunta delle camere che rappresentano tutti i livelli di governo interessati e non uno solo.

 

2. Il federalismo fiscale è lo strumento attraverso cui una comunità politica federale intende perseguire l’obiettivo della solidarietà e della massimizzazione del bene pubblico dei suoi cittadini. Esso supera il limite fondamentale di una struttura di governo centralizzata che, garantendo un livello uniforme di prestazioni su tutto il territorio, non tiene conto della diversità del sistema di preferenze che caratterizza ciascuna comunità regionale. Con l’offerta di beni pubblici, i cui benefici si estendono in un ambito territoriale definito, affidata all’ente responsabile del governo di quell’area, esso fornisce i servizi nella quantità e nella qualità richiesta dai cittadini che ne usufruiscono. La massimizzazione del benessere è così garantita in misura appropriata in quanto ciascun ente è indotto a fornire la combinazione di beni pubblici e beni privati che meglio risponde alle preferenze dei suoi cittadini. Poiché la combinazione prescelta da un singolo ente non corrisponderà necessariamente a quella ritenuta ottimale dagli altri enti del medesimo livello, la struttura federale di offerta di beni pubblici consentirà così un miglior adeguamento alle preferenze individuali rispetto ad una struttura centralizzata. Oggi, l’articolazione dell’offerta di beni pubblici deve includere anche il livello europeo, cui deve competere l’offerta esclusiva di beni di cui beneficiano i cittadini europei, come ad esempio la politica estera e di sicurezza.

 

3. Quasi nulla di tutto questo si sta verificando in Italia con quella che viene correntemente chiamata “l’attuazione del federalismo fiscale”. La realizzazione di quanto previsto al Titolo V riformato della Costituzione italiana non avviene con la partecipazione dei diversi livelli di governo di un sistema federale che ancora non esiste, in quanto non sono previsti né un Senato delle regioni a livello nazionale, né una Camera delle autonomie locali a livello regionale. Il processo in corso in Italia non avviene quindi con la partecipazione dei diversi livelli di governo in cui si dovrebbe articolare un sistema federale di governo, bensì sotto la spinta di un partito politico sensibile alle istanze dell’autonomia regionale, a cui si contrappongono altri partiti più sensibili ad istanze centralistiche. In secondo luogo, il modo in cui si sta procedendo all’attuazione dell’incompleto Titolo V della Costituzione avviene secondo una procedura che vede protagonista il solo livello superiore di governo, da cui provengono provvedimenti legislativi oggi favorevoli all’attribuzione di maggiore autonomia fiscale ai livelli inferiori di governo, ma che, in assenza di istituzioni interessate alla difesa di una equilibrata distribuzione del potere tra diversi livelli territoriali di governo, possono venire ribaltati in seguito all’emergere di un contesto politico ed economico diverso e meno favorevole. Pertanto, l’operazione in atto in Italia può al massimo definirsi di “decentramento fiscale”, ma non di realizzazione del “federalismo fiscale”. Ne costituisce una prova ulteriore la clausola, ripetuta nei provvedimenti approvati o in corso di approvazione, secondo cui l’obiettivo è quello di “mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente”. Pertanto, se i cittadini di una o più comunità regionali che appartengono alla medesima comunità politica federale fossero, in ipotesi, favorevoli all’aumento della pressione fiscale per godere della fornitura di migliori beni e servizi pubblici, riducendo la capacità di acquisto di beni privati, potrebbero farlo solo a scapito delle imposte versate al livello superiore di governo, oppure dovrebbero rinunciarvi in nome della subordinazione a quest’ultimo. In entrambi i casi, ci si troverebbe di fronte alla negazione del federalismo e del principio di sussidiarietà richiamato dal Trattato – costituzione di Lisbona.

 

4. Ma l’Italia, oltre ad essere impegnata nella politica di “decentramento fiscale”, con il Trattato – costituzione di Lisbona si trova impegnata anche nella difesa dell’euro e nel portare a compimento l’obiettivo dell’unificazione politica europea. L’Italia è il primo paese, di cui si abbia conoscenza, con un debito pubblico pari a circa il 120% del Prodotto Interno Lordo e del cui rimborso è responsabile unicamente il livello superiore di governo, intento in un vasto processo di decentramento del gettito fiscale. In base all’esperienza più recente, quei paesi che hanno esteso a nuovi Stati membri il meccanismo federale (Germania), o che sono passati da un sistema istituzionale centralizzato ad uno federale (Brasile) hanno visto aumentare la spesa pubblica locale. In secondo luogo, oltre all’ammonimento di Wheare (“Il federalismo è un sistema dispendioso, tanto che sorge sempre il problema se l’indipendenza che esso offre controbilanci il prezzo a cui la si deve pagare”), occorre tenere presente che, nel caso specifico dell’Italia, ad oggi la spesa pubblica dei livelli inferiori di governo si sviluppa più velocemente di quella del livello superiore. Ciò significa che nell’attuale contesto di forte instabilità finanziaria che sta interessando il mondo industrializzato ed in particolare l’area dell’euro, l’Italia rischia di essere coinvolta in un’improvvisa e grave crisi finanziaria. Non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che, a regime, il decentramento in atto comporterà una riduzione di circa il 50% del gettito fiscale a garanzia del debito pubblico che continuerà a far capo al solo governo centrale. Poiché, come ricordava il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, il governo dell’economia è soggetto al voto di un doppio elettorato, quello dei cittadini e quello del mercato, è verosimile attendersi che quest’ultimo sanzionerà gravemente il debito dell’Italia.

 

5. Per queste ragioni, i federalisti, convinti che l’Italia debba procedere risolutamente verso l’obiettivo di un’Italia federale in un’Europa federale, ribadiscono la necessità dell’avvio di un governo di unità costituzionale che abbia come obiettivi:

– il completamento della riforma del Titolo V della Costituzione, con l’istituzione di un Senato delle regioni e, a livello regionale, di una Camera regionale delle autonomie locali, in modo che ciascun livello di governo sia responsabile di fronte ai propri cittadini dell’approvazione della legge di bilancio e della politica di perequazione di competenza;

– l’impegno a portare il debito pubblico sotto il 100% del PIL nell’arco di cinque anni come premessa all’inserimento nella Costituzione e negli Statuti regionali di un vincolo massimo all’indebitamento pubblico nel pieno rispetto dei vincoli del Patto europeo di Stabilità e Sviluppo;

– l’accorpamento degli enti locali – come fece la Germania nel corso delle riforme organizzative degli anni ’60 e ‘70, quando ridusse il numero di Comuni da circa 20.000 a 10.000 e come ha fatto la Grecia nel 2010, che ha ridotto il numero di Province e prefetture da 76 a 13 ed il numero di Comuni da 1.034 a 325 -, come parziale contributo alla riduzione della spesa pubblica;

– l’avvio di una cooperazione strutturata europea nel settore della politica di sicurezza, riducendo così la spesa pubblica nazionale nel settore della difesa;

– la completa attuazione di quanto previsto dal Trattato di Lisbona, anche con il ricorso allo strumento delle cooperazioni rafforzate, per quanto riguarda l’attuazione di una politica industriale europea nei settori dell’industria avanzata, dell’energia e della ricerca, al fine di sostenerne la produttività e la crescita;

– il potenziamento del bilancio europeo, con l’introduzione di un’imposta europea ed il ricorso agli “Union bonds”, come condizione necessaria per l’estensione a livello europeo dei principi del federalismo fiscale e l’avvio di un piano europeo di sviluppo sostenibile.

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DOCUMENTI CONGRESSUALI

OdG “Noi popolo europeo. Con il Parlamento europeo. Verso gli Stati Uniti d’Europaadottato congiuntamente con l’Assemblea pre congressuale del MFE Genova

 

 

Noi Popolo europeo

Con il Parlamento europeo

Verso la Federazione europea

Con il Parlamento europeo per gli Stati Uniti d’Europa

Il XXV Congresso del Movimento Federalista Europeo sottolinea il bivio di fronte al quale si trovano i cittadini europei: da un lato, la chiusura identitaria e nazionalista che porta alla inevitabile decadenza della civiltà europea; dall’altro, l’apertura cosmopolita e federalista che conduce al progetto dell’Europa ‘libera e unita’ indicata settant’anni fa nel Manifesto di Ventotene.

Nonostante la crisi economica, sociale e ambientale i governi europei si illudono di mantenere il controllo delle politiche economiche, fiscali e di bilancio a livello nazionale e dimostrano una mancanza di volontà politica di proseguire sulla strada della creazione di un governo federale europeo. Rappresentano, in ultima istanza, l’ostacolo al completamento del processo di unificazione politica dell’Europa.

Per superare il freno rappresentato dall’azione dei governi, a partire dal direttorio tedesco-francese, è fondamentale il ruolo del Parlamento europeo, unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini, per avviare l’iniziativa costituente sulla base di un progetto di riforma del Trattato di Lisbona che preveda fra l’altro l’abolizione generalizzata dell’unanimità nel Consiglio, la trasformazione della Commissione in un vero governo responsabile di fronte al Parlamento Europeo, l’istituzione di una fiscalità europea, forze di sicurezza europee e la ratifica a maggioranza delle modifiche ai trattati.

L’obiettivo di breve termine deve essere quello della trasformazione della attuale ‘governance‘ economica, incardinata nel Consiglio, in un “governo economico europeo” incardinato nella Commissione, responsabile di fronte al Parlamento, facendo perno sull’avanguardia di stati già riconosciuta dal Trattato di Lisbona, il cosidetto Eurogruppo. Ciò consentirà di aprire, in vista delle elezioni del 2014, una battaglia per la nascita di un vero governo politico dell’Unione, che nasca dal voto dei cittadini europei, e che risponda al Parlamento.

Inoltre, senza la partecipazione attiva del popolo europeo alla costruzione di uno spazio pubblico di dimensioni continentali non si potranno vincere le resistenze per giungere ad una Unione federale europea. In questo spirito si colloca la richiesta dei federalisti europei di sottoporre la futura costituzione federale ad un referendum europeo confermativo.

Compito prioritario del Movimento Federalista Europeo è la costruzione di una “rete sopranazionale” per gli Stati Uniti d’Europa costituita dalla diverse espressioni del popolo europeo che condividono l’obiettivo della Campagna per la Federazione europea.

La mobilitazione del popolo europeo e la costruzione della rete sopranazionale può avvenire attorno ad un “programma di governo per l’Europa, programma che affronti i temi urgenti del debito, dello sviluppo compatibile e della crisi sociale ed occupazionale.

Per invertire la tendenza di un crescente euroscetticismo e di un risorgente nazionalismo occorre infine far leva sulla forza trainante costituita dal conferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea di un valore giuridicamente vincolante. L’attuazione piena dei diritti della Carta può divenire il motore della mobilitazione per una piena ed autentica cittadinanza europea.

A tal fine è necessario rilanciare la prospettiva di trattamenti sociali minimi comuni ed omogenei nell’intera Unione, quali il reddito minimo garantito e la cittadinanza europea di residenza, capaci di evitare alla radice il pericolo di dumping sociale tra stati, per dare sostanza ed effettività alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Tale Campagna per la Federazione europea troverà nelle ‘Convenzioni dei cittadini europei’ lo strumento più idoneo per attivare una nuova ampia alleanza delle forze democratiche, sociali e sindacali della società civile (il cosiddetto ‘movimento dal basso’) e dei partiti europei e per facilitare la creazione di coalizioni costituenti ai fini della ‘Iniziativa dei Cittadini Europei’ la cui presentazione potrà avvenire a partire dal 25 marzo 2012.

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MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

Centri Regionali di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia

IL PROGRAMMA AGGIORNATO

CONFRONTO MFE – MONDO DELLA POLITICA:

QUALI INIZIATIVE COMUNI PER LA FEDERAZIONE EUROPEA ?

Sabato 29 e Domenica 30 Gennaio 2011

Grand Hotel Adriatico, Montesilvano – PESCARA

Sab 29, ore 14: Registrazione dei partecipanti e saluti delle Autorità Un programma di governo per l’Europa” 

Antonio LONGO, Resp. Uff. Campagna MFE

 

Presentazione dei lavori 

Paolo ACUNZO, Vice Seg. Naz. MFE

 

TransEuropa Festival” 

Lorenzo MARSILI, European Alternatives

Europa e Mezzogiorno” 

Enzo AMENDOLA, Seg. PD Campania

 

Le iniziative dei federalisti in Europa” 

Guido MONTANI, Vice Pres. UEF

 

La protezione del lavoro in Europa” 

Grazia BORGNA, Dir. Naz. MFE

 

Osservatorio europeo” 

Roberto MUSACCHIO, Resp. Europa SEL

Il reddito minimo garantito” 

Papi BRONZINI, BIN – Italia

Le Primarie del Popolo europeo” 

Paolo ORIOLI, Comitato per le Primarie sempre

 

La formazione in Europa” 

Raimondo CAGIANO, Pres. CIFE

Il Movimento dei Movimenti” 

Roberto PALEA, Dir. Naz. MFE

 

Le Convenzioni dei cittadini europei” 

Virgilio DASTOLI, Pres. CIME

 

Una Scuola di politica europea” 

Stefano PIETROSANTI, Forum Nazionale Giovani

L’intergruppo federalista in Italia” 

Roberto DI GIOVAN PAOLO, Pres. Intergruppo

 

I Diritti civili dei Federalisti” 

Alcide SCARABINO, Uff. Campagna MFE – Roma

Un Congresso trans-frontaliero per il MFE” 

Ugo FERRUTA, Seg. MFE – Friuli Venezia Giulia

 

Bilancio europeo e sistemi contabili” 

Pierluigi SORTI, Ass. Innovatori europei

Il Gruppo Spinelli” 

Sandro GOZI, Resp. Europa PD

 

Cento città per la Federazione europea” 

Luisa TRUMELLINI, Dir. Naz. MFE

Le campagne sui cambiamenti climatici 

Maurizio GUBBIOTTI, Cord. Seg. LegAmbiente

 

Il debito ecologico tra Nord e Sud del mondo” 

Lamberto ZANETTI, Seg. MFE – Emilia Romagna

Una proposta federalista ai partiti” 

Francesco GUI, MFE – Lazio

Dom 30, ore 13: Conclusioni 

A cura del Comitato promotore: Paolo ACUNZO, Eliana CAPRETTI, Liliana DI GIACOMO, Damiana GUARASCIO e Lamberto ZANETTI

Formula del confronto: Ogni proposta di iniziativa sarà presentata da una relazione di dieci minuti a cui seguiranno interventi liberi dei partecipanti di circa cinque minuti. Il Comitato promotore curerà la redazione di un documento di sintesi del dibattito che verrà presentato al Congresso nazionale MFE (Gorizia, 11-13/03/2011).

La partecipazione è aperta a tutti gli interessati ed è possibile prenotare l’apposito pacchetto notte del sabato e pasti di sabato e domenica (€ 60 in singola; € 45 in doppia) contattando direttamente l’albergo: info@grandhoteladriatico.com Tel. 085.4452695 Fax 085.4683270 www.grandhoteladriatico.com

Per facilitare le prenotazioni utilizza  il form PRENOTAZIONE ALBERGHIERA 29-30 gennaio 2011-2 CLICCA QUI

Come raggiungere il Grand Hotel Adriatico-2 – CLICCA QUI

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COMUNICATO STAMPA

A Roma il 4 e il 5 giugno

la prima convenzione dei cittadini europei

su beni pubblici e diritti collettivi


Roma, 25 maggio 2010- Democrazia europea; ruolo dell’Unione europea per la pace nel mondo; interculturalità e inclusione; diritti collettivi: questi i temi che saranno dibattuti venerdì  4 e sabato 5 giugno nelle sale dell’Università degli studi Roma Tre. Organizzata dal Movimento Federalista Europeo (MFE, sezione italiana dell’UEF: Unione Europea dei Federalisti) e numerose altre organizzazioni europee ed internazionali sul modello del Forum Permanente della Società Civile, la convenzione rappresenta il primo esperimento nel suo genere. Il numero di adesioni , quasi 500 in pochi giorni, conferma il forte interesse dei singoli cittadini e del mondo dell’associazionismo ai temi che saranno affrontati.

Convenzione dei cittadini europei

Tra gli interventi in programma si segnalano quello del Presidente del Movimento Federalista Europeo del Lazio, Pier Virgilio Dastoli, del Presidente del Comitato economico e sociale europeo Mario Sepi, del Grante della privacy Franco Pizzetti, del presidente del Centro Europa Ricerche Giorgio Ruffolo, del Presidente dell’associazione giornalisti europei Nuccio Fava, dell’Ambasciatore del Belgio in Italia Jan de Bock, dei presidenti dell’ intergruppo per la costituzione federale europea al Parlamento italiano, On. Sandro Gozi e Sen. Roberto di Giovan Paolo.

“L’iniziativa” dichiara Pier Virgilio Dastoli “mira a coinvolgere la cittadinanza in un progetto di ampio respiro. Le voci saranno tante, l’esigenza una sola: chiedere di applicare fino in fondo, aggiornare e soprattutto completare le disposizioni previste dal Trattato di Lisbona.”

“L’ingranaggio europeo” conclude Dastoli “si è chiaramente inceppato. La crisi greca dimostra in maniera inequivocabile come sia impossibile un’unione monetaria senza un’unione economica e che l’una e l’altra non siano possibili senza unione politica.”

“La città di Roma è stata teatro di importanti svolte nella storia europea” dichiara il Vice Segretario nazionale del MFE Paolo Acunzo,“basti pensare alla firma dei trattati firmati nella nostra città il 25 marzo del 1957, che hanno dato il via alla Comunità economica europea e alla Comunità europea dell’energia atomica ed alla firma della Costituzione europea nel 2004 . Ecco perché è importante che società civile e mondo politico italiano ed europeo si confrontino nella nostra città al fine di chiedere all’Europa di agire concretamente per la tutela di quei beni comuni e quei diritti collettivi che solo un’Unione europea dotata di un governo federale potrà garantire”.

Per ulteriori informazioni:
www.diritticollettivi.eu
Relazioni Esterne e Ufficio Stampa :
press@diritticollettivi.eu
diritticollettivi@gmail.com

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Roma, 4 e il 5 giugno

La prima convenzione dei cittadini europei

su beni pubblici e diritti collettivi

Convenzione dei cittadini europei

Venerdi’ 4 giugno

9h00 Registrazione dei partecipanti

Sessione di apertura

ore 9.30 – 13.00

Presiede e introduce

Guido FABIANI, Rettore Università degli Studi Roma Tre

Saluti delle Autorità

Rappresentanti delle istituzioni europee, nazionali, degli enti regionali e locali

Interventi di apertura

Luigi MOCCIA, Presidente del Centro Altiero Spinelli

Lucio LEVI, Presidente nazionale MFE

Presentazione dei lavori della Convenzione

Pier Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio

Rapporti di

Giovanni Maria FLICK, Presidente emerito Corte Costituzionale*

Laura BOLDRINI, Rappresentante in Italia dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati*

Raffaella BOLINI, Responsabile internazionale ARCI

Stefan COLLIGNON, Università di Pisa*

Jan DE BOCK, Ambasciatore del Belgio in Italia

Nuccio FAVA, Presidente associazione giornalisti europei

Franco PIZZETTI, Garante della Privacy

Stefano RODOTA’, Agenzia europea dei diritti fondamentali*

Giorgio RUFFOLO, Presidente CER

Mario SEPI, Presidente del Comitato economico e sociale europeo

Dibattito

Lunch offerto dall’Università degli Studi Roma Tre

Gruppi di lavoro

ore 14.30 alle 17.00

1) Democrazia europea

(coordinato dal MFE)

Presiede: Sandro GOZI

2) Il ruolo dell’Unione europea per la pace nel mondo

(coordinato dalla Tavola della Pace)

Presiede: Ettore GRECO *

3) Interculturalità e Inclusione

(coordinato da BIN e EAPN)

Presiede: Mauro PALMA

4) Diritti Collettivi

(coordinato da Cittadinanza Attiva)

Presiede: Laura PENNACCHI *

Ore 17.30

Discussione sullo stato dell’Unione europea a partire da:

– Europa 2.0 Prospettive ed evoluzioni del sogno europeo, volume a cura di Nicola VALLINOTO e Simone VANNUCCINI

– Il finanziamento dell’Europa. Il bilancio dell’Unione e i beni pubblici europei, pubblicazione a cura di Maria Teresa SALVEMINI e Franco BASSANINI

– Cittadini in Europa. L’attivismo civico e l’esperimento democratico comunitario, libro di Giovanni MORO

Modera

Carla Ronga, Direttore della rivista PaneAcqua

Convenzione dei cittadini europei

Sabato, 5 giugno

Gruppi di lavoro

ore 9.30 – 12.30

1) Democrazia europea

Presiede: Roberto DI GIOVAN PAOLO

2) Il ruolo dell’Unione europea per la pace nel mondo

Presiede: Francesco CAVALLI

3) Interculturalità e Inclusione

Presiede: Luigi FERRAJOLI

4) Diritti Collettivi

Presiede: Giuseppe SCARAMUZZA

Lunch offerto dall’Università degli Studi Roma Tre

ore 14.00 

Riunione dei coordinatori dei gruppi e dei relatori per la definizione dell’appello finale

Sessione di chiusura

ore 15.00-19.00

Presiede

Giorgio ANSELMI, Segretario nazionale MFE

Le richieste dei cittadini europei: relazioni dei quattro gruppi di lavoro

Gruppo 1: Paolo ACUNZO

Gruppo 2: Antonio LONGO

Gruppo 3: Nicoletta TEODOSI

Gruppo 4: Melody ROSS

Le risposte del mondo politico

Gianni PITTELLA, Vicepresidente vicario del Parlamento Europeo*

Interventi di parlamentari europei e nazionali

Dibattito

Presentazione dell’appello finale

Pier Virgilio DASTOLI

Conclusioni della Società civile

Paolo BENI , Presidente Nazionale ARCI*

Flavio LOTTI , Portavoce Tavola della pace

Christine WEISE, Presidente sezione italiana di Amnesty International*

In serata chiusura con concerto al Teatro Palladium

(Piazza Bartolomeo Romano – zona Garbatella),

offerto dall’Università di Roma Tre

* da confermare

Per informazioni relative agli aggiornamenti del programma: www.diritticollettivi.eu

Gli atti della convenzione

saranno pubblicati da: IACOBELLI editore

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Riunione del gruppo di lavoro 1

‘Democrazia europea e partecipazione popolare’

Giovedi 27 maggio 2010 ore 17,30

presso il CIFE

Salita de Crescenzi, 27 (zona Pantheon)  -Roma

Convenzione dei cittadini europei

Sulla base dei contributi già pervenuti si discuterà delle forme di governo piu appropriate per affrontare le crisi in Europa; le migliori forme di partecipazione diretta alla vita democratica europea; come far tesoro dell’iniziativa legislativa dei cittadini accordata nel Trattato di lisbona; come rilanciare le idee di veri partiti europei o di un istituto referendario europeo; e si discuterà di qualsiasi altro aspetto che i componenti del gruppo riterranno opportuno.

Infine si organizzarà la gestione dei lavori della Convenzione  tracciando una bozza di documento del gruppo.

La riunione sarà aperta da una breve introduzione del vice segretario nazionale MFE, Paolo Acunzo e  presieduta da Maria Teresa Di Bella, Pres. MFE-Roma.
Parteciperà il coordinatore della Convenzione, Pier Virgilio Dastoli, Pres. MFE-Lazio.

Per consultare i contributi sin ora giunti, mandarne dei nuovi o iscriversi ai gruppi consultare www.diritticollettivi.eu o scrivere a info@diritticollettivi.eu

La partecipazione alla riunione è aperta a tutti gli interessati.

Si prega di confermare la presenza.

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Martedì 19 gennaio 2010, si è tenuto un seminario di formazione europea presso la sede del MFE – sezione di Roma.
Il seminario, aperto a tutti, ha avuto l’obiettivo di spiegare le innovazioni e le potenzialità del Trattato e, dunque,  cosa cambia per le istituzioni, la politica estera e i diritti dei cittadini dell’Unione Europea.

Clicca qui per le slide:

LISBONAxMFE

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