Federalismo Europeo

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Il XXIII Congresso Europeo dell’UEF

si svolgerà a Bruxelles

dal 25 al 27 marzo

presso i locali del Parlamento europeo.

Per il programma, approfondimenti ed iscrizioni:  sito Union of European Federalists

Iscrizioni entro il 7 marzo.

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La Nuova Europa

L’attualità di Spinelli  e del sogno federalista in  “C’è una Italia migliore”, di Niki Vendola – Fandango libri, 2011

“In questo mondo che cambia noi dobbiamo avere l’obiettivo di cambiare l’Europa. Dobbiamo fare nostro il sogno federalista di Altiero Spinelli,l’idea che la pace si potesse portare in questo continente abbattendo le frontiere, universalizzando i diritti, costruendo un modello sociale nuovo.”

E’ questo l’invito di Niki Vendola, che, nelle pagine  del suo libro parla d’Europa soffermandosi sulla crisi sociale e istituzione che vive il vecchio continente:  “Il modello politico europeo è un modello di cooperazione, codecisione, collaborazione e mediazione tra posizioni diverse. Regge solo in una società che non sia lacerata, impaurita e impoverita come è oggi la società di quasi tutti i paesi europei. Difendere e aggiornare il modello sociale europeo è il modo migliore per rendere più forte e funzionale l’Europa politica.”

Vendola dunque, nelle poche pagine dedicate all’Europa, ripropone il  modello federalista come soluzione e il sogno europeo di Spinelli come base riformista per una società più equa e solidale.

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Contributo al dibattito per il Congresso MFE di Gorizia

A cura di Roberto Castaldi

Segretario Centro Regionale Mfe Toscana

1. Un nuovo spazio d’azione per l’azione federalista

La crisi economico-finanziaria del 2008 non aveva portato a significative proposte di riforma nell’UE, ancora impelagata nel processo di ratifica del Trattato di Lisbona. La crisi del debito sovrano, mettendo a repentaglio la stessa esistenza dell’Euro ha suscitato invece alcune reazioni, sebbene insufficienti. La primavera scorsa la Commissione ha chiesto un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio; la BCE ha parlato invece di “governance economica”, chiedendo che le proposte della Commissione di sanzionare uno Stato membro potessero essere approvate a maggioranza qualificata e respinte all’unanimità, come nel processo legislativo ordinario, ma dimenticandosi completamente il Parlamento europeo. Che ha risposto rilanciando il tema delle risorse proprie rispetto al bilancio europeo.

Oggi si parla apertamente di emendare il Trattato di Lisbona. Francia e Germania vogliono rimettere mano al Patto di Stabilità. Il Parlamento europeo lavora a una proposta di Duff per creare un collegio elettorale europeo accanto a quelli attuali, che richiederebbe di aumentare il numero dei parlamentari europei, modificando il Trattato. Vediamo il frutto del nuovo meccanismo previsto da Lisbona, che amplia al Parlamento e alla Commissione la possibilità di presentare emendamenti al Trattato, avviando così la procedura di riforma per via semplificata o ordinaria – che prevede la convocazione a maggioranza semplice di una nuova Convenzione nel caso di presentazione di emendamenti molto significativi. E’ possibile che il cantiere delle riforme istituzionali, che si voleva chiuso per lungo tempo dopo Lisbona, si riapra entro questa legislatura europea. Ma è essenziale che le proposte di emendamento riguardino i nodi decisivi dell’autonomia di bilancio – risorse proprie, capacità impositiva ed eurobonds (i poteri della CECA!) –, della trasformazione della Commissione in un vero governo, dell’abolizione generalizzata dell’unanimità, della creazione di una politica estera e di difesa unica europea. Inserire questi temi nell’agenda della riforma, ovvero porre la questione del salto federale, non può essere che il nostro compito.

2. Una “sponda” istituzionale

Storicamente le campagne federaliste hanno avuto successo solo in presenza di una “sponda” nelle istituzioni europee o in qualche governo nazionale – quella che abbiamo chiamato “leadership europea occasionale”. Altrimenti non hanno raggiunto i loro obiettivi, tranne la sopravvivenza del Movimento, come nel caso del Congresso e poi del Censimento del Popolo europeo. Egualmente, le iniziative delle istituzioni europee, prive di un raccordo con le campagne popolari dei federalisti, sono fallite – come lamentava Spinelli delle iniziative di Hallstein.

La Commissione Prodi e Fischer sono state le ultime “sponde” dei federalisti, manifestatesi prima e durante la Convenzione. La creazione del Gruppo Spinelli testimonia di una volontà di battersi da parte di alcuni parlamentari europei. E la sua apertura alla società civile indica che può costituire una nuova sponda per la nostra azione. Per ora ha chiaro il nemico – l’Europa intergovernativa – e l’obiettivo ultimo della federazione, ma non si è ancora dato una strategia. Possiamo usare le nostre campagne anche per indicare i temi e le questioni su cui il Gruppo è chiamato a dare battaglia, rispetto alle due parallele questioni dell’utilizzo massimo del quadro di Lisbona – anche per mostrarne i limiti – e del suo superamento mediante la presentazione di emendamenti al Trattato che ne alterino l’impostazione, tormando a porre sul tavolo di chi partecipa all’UE l’obiettivo della Federazione, anche rispetto alle modalità di ratifica della riforma – come già accaduto a Philadelphia, e nel Progetto Spinelli del 1984.

Non va dimenticato che una nuova Convenzione convocata per discutere gli emendamenti effettivamente presentati sarebbe ben diversa dalla precedente, sostanzialmente ostaggio del Presidium e dai testi di lavoro da esso predisposti.

Ovviamente, questo implica di includere, come da tempo e da più parti richiesto, anche il Parlamento europeo tra i destinatari della Campagna per la Federazione europea e dei relativi Appelli e documenti in cui la campagna si articola – e su cui incredibilmente continua ad esserci una certa confusione sui nomi anche sul sito del MFE, nonostante i documenti approvati e l’opportuna segnalazione di Nicola Forlani qualche settimana fa. Al riguardo sarebbe forse utile predisporre una pagina della Campagna per la Federazione Europea ben visibile nella homepage del sito del MFE. Un testo rivolto essenzialmente solo a Francia e Germania può infatti essere un utile documento di pressione rispetto a tali Paesi, ma non il testo-base di una Campagna, che andrà concordata a livello europeo.

3. Le necessità di una “rottura”

L’esperienza della precedente fase di riforma istituzionale ha confermato che nell’Europa dei 27 all’unanimità nessuna riforma è possibile. L’azione per aprire una nuova fase di riforma deve essere accompagnata dalla rivendicazione che essa deve essere portata avanti anche solo da un’avanguardia di Stati se non tutti fossero disponibili al completamento dell’unità federale. E’ evidente che serve una rottura, che può essere politicamente percorribile di fronte all’opinione pubblica solo scaricandone la responsabilità su chi sta fuori. La rottura è uno strumento necessario per arrivare all’obiettivo della federazione, ma non è e non va presentato come obiettivo a sé stante.

Bisogna portare la classe politica più europeista ad accettare l’idea della necessità della rottura, ovvero mostrare l’impossibilità/inefficacia anche delle nuove procedure previste dal Trattato di Lisbona (passerelle, nuova procedura di emendamento, ecc.), che però vanno esperite per predisporre un progetto di riforma (una posta in gioco) su cui valga la pena di “rompere”. E bisogna fornire il segnale che l’opinione pubblica vuole più Europa, in una fase in cui l’euroscetticismo sembra nuovamente in ascesa, e rischia di sembrare che l’Europa sia vista più come un problema – vincoli ai bilanci nazionali – che come la soluzione.

4. Che cosa chiedere? E come?

Discende da quanto detto che nella nostra campagna uno dei punti essenziali dovrà essere l’individuazione di quali emendamenti richiedere. Sinteticamente potremmo riassumerli con:

  1. l’abolizione generalizzata dell’unanimità;

2. la trasformazione della Commissione in un vero governo;

3. l’istituzione di una fiscalità europea e di forze di sicurezza europee;

4. una norma transitoria sulla ratifica del nuovo testo mediante referendum europeo, e sua entrata in vigore tra gli Stati in cui sia stata raggiunta la maggioranza, facendo salvo l’acquis communitaire, per gli altri.

Quest’ultimo emendamento equivale di fatto a porre fin dall’inizio la rottura come strumento per la fondazione della Federazione, ma sfruttando le norme stesse del TdL.

Essendo previsto dal trattato il diritto di iniziativa popolare, presentare proposte così radicali senza quel tipo di consenso sarebbe politicamente molto debole. E’ dunque inevitabile una campagna popolare volta a raccogliere un milione di firme, senza le quali saremmo poco credibili, e soprattutto non daremmo il segnale del risveglio del popolo europeo, senza questo segnale, d’altronde, né il Parlamento né i governi si impegnerebbero in un’impresa così rivoluzionaria. Inutile sottolineare che l’impresa è estremamente ardua, ma fare la federazione europea non è mai stato un compito semplice. La crisi in corso è esistenziale e la linea d’azione volta a trovare alleanze messa positivamente in atto in Piemonte, segnala che sono possibili significative convergenze con molte forze della società civile, e certamente anche con i partiti. Se i federalisti non avranno il coraggio di battersi per raccogliere il consenso dei cittadini per il salto federale, difficilmente tale coraggio potrà averlo la classe politica nel prendere un’iniziativa adeguata al raggiungimento della Federazione europea.

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Approfondimento di Radio Radicale

Dall’evoluzione delle istituzione europee sino al trattato di Lisbona, dall’attualità di Spinelli al Gruppo Spinelli , un interessante spazio di approfondimento  su Radio Radicale dedicato all’Europa, con Marco Pannella, Pier Virgilio Dastoli (in studio) e Graham Watson (in collegamento telefonico)

Dice Dastoli sulla battaglia federalista: “Le parole di Spinelli, che consigliava di lavorare innanzitutto con Germania, Francia e Spagna, sono ancora attuali. Oggi bisogna lavorare innanzitutto con la Germania. C’è un problema reale che concerne per esempio la posizione dei Liberali in Germania, che non sono non dico su posizione federaliste ma nemmeno europeiste. La stessa situazione c’è anche in altri paesi e non riguarda soltanto le forze liberali. Quello che diceva Spinelli è ancora attuale. Certo sono stati fatti dei passi in avanti: c’è un parlamento europeo con poteri legislativi, abbiamo una Carta dei diritti, una moneta unica, etc.”.

“Però il mondo è cambiato. Io sono convinto che il Trattato di Lisbona, che è oggi in qualche modo la nostra Costituzione, è stato concepito e adottato tra il 2002 e il 2007; dal 2007 a oggi l’Europa e il mondo sono radicalmente cambiati e io sono convinto che il Trattato di Lisbona sia obsoleto. Non contiene gli strumenti necessari per fare fronte alla crisi finanziaria, è un testo che ha ignorato completamente il problema del governo economico dell’Europa; per quanto riguarda la politica estera, i governi hanno gelosamente fatto sì che prevalesse l’approccio intergovernativo nel Trattato di Lisbona, e quindi l’assenza dell’Europa nel Mediterraneo è dovuta anche a questo”.

“Uno dei motivi per cui la battaglia federalista noi non l’abbiamo ancora vinta, Altiero lo diceva sempre, è che nei partiti manca la cultura federalista.. Il federalismo non come ideologia ma come battaglia politica per conquistare poteri costituendi e costituenti, contro i poteri costituiti cioè quelli statali o di altro tipo. Se noi non facciamo i missionari e portiamo questo approccio di tipo culturale, prima che politico, la battaglia europea le perdiamo nuovamente”.

Per  la trasmissione completa  clicca qui: Radio Radicale: L’europa delle patrie, la patria europea

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Gruppo Spinelli

Venerdì 25 febbraio
alle h 15.00

presso il CIME (sede MFE Roma)
Piazza della Libertà 13 – Roma

Si discuterà sulle attività in corso a livello europeo, sugli aspetti organizzativi e su iniziative congiunte con forze politiche locali e nazionali

Per info e adesioni:

gruppospinelli@hotmail.it

Il Manifesto del Gruppo Spinelli in italiano:

Manifesto del Gruppo Spinelli

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22-02-11 da Notizie ASCA

UE: AICREE, SERVE GOVERNO FEDERALE  

E PARLAMENTO A SUFFRAGIO UNIVERSALE

AICCRE

(ASCA) – Roma, 22 feb – ”Il sistema dei poteri locali e regionali puo’ costituire la base del cambiamento nella cornice dell’Europa unita e federale”. E’ quanto dichiarano Vincenzo Menna ed Emilio Verrengia, rispettivamente segretario generale e segretario generale aggiunto dell’Aiccre (Sezione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, Ccre), in previsione del XIV congresso dell’associazione che si terra’ il 3, 4 e 5 marzo prossimi.”Perche’ il cambiamento sia sostanziale e’ necessario – secondo i dirigenti dell’Aiccre – un governo sopranazionale, federale, dell’Unione Europea che risponda ad un Parlamento eletto a suffragio universale e diretto ed a un Senato degli Stati anche rappresentativo dei poteri locali e regionali”. 

In secondo luogo ”occorre una Costituzione dell’Unione europea che fissi in maniera inequivocabile i principi e i valori della nostra tradizione culturale a partire dal rispetto della persona umana”.

Per Menna e Verrengia il Congresso sara’ ”non solo, dunque, un momento di riflessione per l’associazione ma un luogo che andra’ oltre l’autoreferenzialita’ e si porra’ come soggetto attivo nel dibattito politico intorno all’Europa e agli Enti locali”.

”Si affrontera’ con passione – assicurano – anche il tema del federalismo interno e della necessita’ della semplificazione istituzionale e lo si fara’ tenendo conto di un assunto fondamentale: uniti si e’ piu’ forti ed ecco perche’ nella nostra azione politica e culturale – aggiungono Menna e Verrengia – stiamo lavorando ad un rinnovato rapporto di collaborazione con le altre Associazioni dei poteri locali e regionali: Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Upi (Unione delle province d’Italia), Legautonomie, Uncem (Unione nazionale comuni, comunita’ ed enti montani)”.

L’Aiccre inoltre conferma ”l’esigenza di uno stretto rapporto con le Organizzazioni federaliste, Mfe (Movimento federalista europeo), Cime (Consiglio italiano del movimento europeo), Aede (Associazione europea degli insegnanti), Cife (Centro italiano di formazione europea), necessario per rendere piu’ efficace e sinergica l’azione per la costruzione di una Unione europea su basi federali che ciascuno di questi soggetti esercita nel proprio ambito”.

”C’e’ grande fermento – concludono Menna e Verrengia – e tanta volonta’ da parte nostra di contribuire a dare slancio all’azione dei poteri locali e regionali nell’ambito dell’Europa unita affinche’ tutte le risorse economiche, sociali, culturali possano esplicarsi appieno per il superamento della crisi economica, finanziaria, politica ma anche identitaria che viviamo”.

res-map/mcc/rob

Tratto da www.asca.it

Per approfondimenti sul federalismo europeo partendo

dall’azione dei poteri locali:

Documento_politico AICCRE

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DICHIARAZIONE DEL

MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

SULL’ATTUAZIONE DEL “FEDERALISMO FISCALE”

IN ITALIA

1. Il federalismo fiscale è la traduzione in termini finanziari di un sistema istituzionale federale di governo. Un governo federale è un insieme di governi indipendenti e coordinati: ogni livello di governo, nell’esercizio delle sue funzioni, non è subordinato agli altri, ma si coordina con essi. L’autonomia finanziaria dei diversi livelli di governo è garantita dalla Costituzione e dall’equilibrio tra poteri che sono l’espressione di ambiti territoriali differenti rappresentati in rami distinti di assemblee parlamentari bicamerali. La legge di bilancio, la politica di perequazione ed eventuali interventi sulla fiscalità, modificativi dei flussi finanziari a favore di un livello di governo a scapito degli altri, vengono approvati, come nel caso del federalismo cooperativo, nel corso di una riunione congiunta delle camere che rappresentano tutti i livelli di governo interessati e non uno solo.

 

2. Il federalismo fiscale è lo strumento attraverso cui una comunità politica federale intende perseguire l’obiettivo della solidarietà e della massimizzazione del bene pubblico dei suoi cittadini. Esso supera il limite fondamentale di una struttura di governo centralizzata che, garantendo un livello uniforme di prestazioni su tutto il territorio, non tiene conto della diversità del sistema di preferenze che caratterizza ciascuna comunità regionale. Con l’offerta di beni pubblici, i cui benefici si estendono in un ambito territoriale definito, affidata all’ente responsabile del governo di quell’area, esso fornisce i servizi nella quantità e nella qualità richiesta dai cittadini che ne usufruiscono. La massimizzazione del benessere è così garantita in misura appropriata in quanto ciascun ente è indotto a fornire la combinazione di beni pubblici e beni privati che meglio risponde alle preferenze dei suoi cittadini. Poiché la combinazione prescelta da un singolo ente non corrisponderà necessariamente a quella ritenuta ottimale dagli altri enti del medesimo livello, la struttura federale di offerta di beni pubblici consentirà così un miglior adeguamento alle preferenze individuali rispetto ad una struttura centralizzata. Oggi, l’articolazione dell’offerta di beni pubblici deve includere anche il livello europeo, cui deve competere l’offerta esclusiva di beni di cui beneficiano i cittadini europei, come ad esempio la politica estera e di sicurezza.

 

3. Quasi nulla di tutto questo si sta verificando in Italia con quella che viene correntemente chiamata “l’attuazione del federalismo fiscale”. La realizzazione di quanto previsto al Titolo V riformato della Costituzione italiana non avviene con la partecipazione dei diversi livelli di governo di un sistema federale che ancora non esiste, in quanto non sono previsti né un Senato delle regioni a livello nazionale, né una Camera delle autonomie locali a livello regionale. Il processo in corso in Italia non avviene quindi con la partecipazione dei diversi livelli di governo in cui si dovrebbe articolare un sistema federale di governo, bensì sotto la spinta di un partito politico sensibile alle istanze dell’autonomia regionale, a cui si contrappongono altri partiti più sensibili ad istanze centralistiche. In secondo luogo, il modo in cui si sta procedendo all’attuazione dell’incompleto Titolo V della Costituzione avviene secondo una procedura che vede protagonista il solo livello superiore di governo, da cui provengono provvedimenti legislativi oggi favorevoli all’attribuzione di maggiore autonomia fiscale ai livelli inferiori di governo, ma che, in assenza di istituzioni interessate alla difesa di una equilibrata distribuzione del potere tra diversi livelli territoriali di governo, possono venire ribaltati in seguito all’emergere di un contesto politico ed economico diverso e meno favorevole. Pertanto, l’operazione in atto in Italia può al massimo definirsi di “decentramento fiscale”, ma non di realizzazione del “federalismo fiscale”. Ne costituisce una prova ulteriore la clausola, ripetuta nei provvedimenti approvati o in corso di approvazione, secondo cui l’obiettivo è quello di “mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente”. Pertanto, se i cittadini di una o più comunità regionali che appartengono alla medesima comunità politica federale fossero, in ipotesi, favorevoli all’aumento della pressione fiscale per godere della fornitura di migliori beni e servizi pubblici, riducendo la capacità di acquisto di beni privati, potrebbero farlo solo a scapito delle imposte versate al livello superiore di governo, oppure dovrebbero rinunciarvi in nome della subordinazione a quest’ultimo. In entrambi i casi, ci si troverebbe di fronte alla negazione del federalismo e del principio di sussidiarietà richiamato dal Trattato – costituzione di Lisbona.

 

4. Ma l’Italia, oltre ad essere impegnata nella politica di “decentramento fiscale”, con il Trattato – costituzione di Lisbona si trova impegnata anche nella difesa dell’euro e nel portare a compimento l’obiettivo dell’unificazione politica europea. L’Italia è il primo paese, di cui si abbia conoscenza, con un debito pubblico pari a circa il 120% del Prodotto Interno Lordo e del cui rimborso è responsabile unicamente il livello superiore di governo, intento in un vasto processo di decentramento del gettito fiscale. In base all’esperienza più recente, quei paesi che hanno esteso a nuovi Stati membri il meccanismo federale (Germania), o che sono passati da un sistema istituzionale centralizzato ad uno federale (Brasile) hanno visto aumentare la spesa pubblica locale. In secondo luogo, oltre all’ammonimento di Wheare (“Il federalismo è un sistema dispendioso, tanto che sorge sempre il problema se l’indipendenza che esso offre controbilanci il prezzo a cui la si deve pagare”), occorre tenere presente che, nel caso specifico dell’Italia, ad oggi la spesa pubblica dei livelli inferiori di governo si sviluppa più velocemente di quella del livello superiore. Ciò significa che nell’attuale contesto di forte instabilità finanziaria che sta interessando il mondo industrializzato ed in particolare l’area dell’euro, l’Italia rischia di essere coinvolta in un’improvvisa e grave crisi finanziaria. Non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che, a regime, il decentramento in atto comporterà una riduzione di circa il 50% del gettito fiscale a garanzia del debito pubblico che continuerà a far capo al solo governo centrale. Poiché, come ricordava il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, il governo dell’economia è soggetto al voto di un doppio elettorato, quello dei cittadini e quello del mercato, è verosimile attendersi che quest’ultimo sanzionerà gravemente il debito dell’Italia.

 

5. Per queste ragioni, i federalisti, convinti che l’Italia debba procedere risolutamente verso l’obiettivo di un’Italia federale in un’Europa federale, ribadiscono la necessità dell’avvio di un governo di unità costituzionale che abbia come obiettivi:

– il completamento della riforma del Titolo V della Costituzione, con l’istituzione di un Senato delle regioni e, a livello regionale, di una Camera regionale delle autonomie locali, in modo che ciascun livello di governo sia responsabile di fronte ai propri cittadini dell’approvazione della legge di bilancio e della politica di perequazione di competenza;

– l’impegno a portare il debito pubblico sotto il 100% del PIL nell’arco di cinque anni come premessa all’inserimento nella Costituzione e negli Statuti regionali di un vincolo massimo all’indebitamento pubblico nel pieno rispetto dei vincoli del Patto europeo di Stabilità e Sviluppo;

– l’accorpamento degli enti locali – come fece la Germania nel corso delle riforme organizzative degli anni ’60 e ‘70, quando ridusse il numero di Comuni da circa 20.000 a 10.000 e come ha fatto la Grecia nel 2010, che ha ridotto il numero di Province e prefetture da 76 a 13 ed il numero di Comuni da 1.034 a 325 -, come parziale contributo alla riduzione della spesa pubblica;

– l’avvio di una cooperazione strutturata europea nel settore della politica di sicurezza, riducendo così la spesa pubblica nazionale nel settore della difesa;

– la completa attuazione di quanto previsto dal Trattato di Lisbona, anche con il ricorso allo strumento delle cooperazioni rafforzate, per quanto riguarda l’attuazione di una politica industriale europea nei settori dell’industria avanzata, dell’energia e della ricerca, al fine di sostenerne la produttività e la crescita;

– il potenziamento del bilancio europeo, con l’introduzione di un’imposta europea ed il ricorso agli “Union bonds”, come condizione necessaria per l’estensione a livello europeo dei principi del federalismo fiscale e l’avvio di un piano europeo di sviluppo sostenibile.

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PROGRAMMA PROVVISORIO del

XXV Congresso nazionale del MFE

Gorizia – “Conference Center”, via Alviano 18

11 – 12 – 13 marzo 2011

Movimento Federalista Europeo - Congresso Nazionale 2011

SI’ ALLA FEDERAZIONE EUROPEA

Per governare l’economia europea

Per avere una politica estera e di sicurezza europea

Per uno sviluppo equo e sostenibile

Per contribuire alla pace e alla giustizia nel mondo

Programma provvisorio

Venerdì 11 marzo

Ore 10.00 Riunione del Comitato centrale per gli adempimenti precongressuali

Ore 11.00 – 13.00 Tavola rotonda: Quale Europa per affrontare le sfide della crisi economico-finanziaria

e della globalizzazione?

Presiede: – Lucio Levi, Presidente del MFE

Interventi: – Esponenti del Governo e delle istituzioni italiane ed europee

Ore 13.00 – 14.30 pausa pranzo

Ore 14.30-16.30 XXV Congresso nazionale del MFE

Presiede: Ugo Ferruta, Direzione nazionale MFE

Saluti: Esponenti di Comune, Provincia, Regione e Università

Relazioni: Lucio Levi, Presidente nazionale del MFE

Giorgio Anselmi, Segretario nazionale del MFE

Ore 17.00-20.00 Riunioni delle Commissioni

Commissione I – LA STRATEGIA PER LA FEDERAZIONE EUROPEA NELL’ATTUALE QUADRO EUROPEO E MONDIALE

Introduzioni di Sergio Pistone, Franco Spoltore, GFE

Presiede Paolo Acunzo

Commissione II – LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA E LE RISPOSTE A

LIVELLO ITALIANO, EUROPEO E MONDIALE

Introduzioni di Antonio Longo, Domenico Moro, Antonio Mosconi, GFE

Presiede Alberto Majocchi

Commissione III – IL RUOLO DELL’EUROPA NEL MONDO: EMERGENZA AMBIENTALE, DISARMO, NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

Introduzioni di Sante Granelli, Elena Montani, Roberto Palea, GFE

Presiede Lamberto Zanetti

Commissione IV– LO STATO DEL FEDERALISMO ORGANIZZATO IN EUROPA E NEL MONDO

Introduzioni di Francesco Ferrero, Lucio Perosin, Luisa Trumellini, GFE

Presiede Rodolfo Gargano

Sabato 12 marzo

Ore 9.00 – 13.00 Seduta plenaria

Lettura dei messaggi e saluti delle organizzazioni federaliste ed europeiste

Rapporto di Matteo Roncarà, Tesoriere nazionale

Dibattito generale

Presiede Guido Montani

Ore 13.00 – Termine per la presentazione delle mozioni collegate a liste

Ore 13.00 – 14.30 Pausa pranzo

Ore 14.30 – 19.30 Seduta plenaria

Dibattito generale

Repliche

Presiedono Ruggero Del Vecchio / Raimondo Cagiano de Azevedo

Ore 19.30 – 20.30 Votazioni

Domenica 12 marzo

Ore 9.00 – 11.30 Illustrazione e votazione delle mozioni

Proclamazione degli eletti al nuovo Comitato centrale

Chiusura del Congresso

Presiede Alfonso Iozzo

Ore 11.30 – 13.00 Riunione del nuovo Comitato centrale

Comitato organizzatore:

Tel. +39 328.2621700 (Valerio Bordonaro)
+39 338.3913338 (Ugo Ferruta)
Email: gorizia@mfe.it

Per maggiori informazioni e per aggiornamenti: http://www.mfe.it/congresso2011/

Accreditamento stampa: http://www.mfe.it/congresso2011/stampa.htm

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Incontro con Franco Spoltore

candidato alla Segreteria nazionale MFE

Lun 21 febbraio alle ore 20,30

presso la nostra sede in

Piazza della Libertà 13 – Roma

(citofonare a Movimento Europeo)

L’incontro è aperto agli aderenti al network italiano del Gruppo Spinelli e a chiunque voglia partecipare.

Per adesioni e per la stampa: mfe@mferoma.eu

Per approfondimenti:

Mozione Generale

Mozione Per una Italia Europea – MFE Roma

Odg  Noi popolo europeo. Con il Parlamento europeo. Verso gli Stati Uniti d’Europa – Mfe Roma e Mfe Genova

Proposta di preambolo alla Mozione Generale

Per ulteriori approfondimenti sul congresso:

Sito Nazionale del Congresso MFE 2011

Sezione del ns sito sul Congresso

Per approfondimenti sul MFE:

Movimento Federalista Europeo

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Presentazione della graphic novel “La nebbia e il granito” edizione 001 (Caci – Gambotto – Surroz) a Bruxelles (mercoledì 9 febbraio 2011, La Piola Libri)

di Manuela La Gamma

Come ho tentato di diventare Altiero Spinelli

Uno Spinelli inedito è quello illustrato nelle vignette de La nebbia e il granito, graphic novel che nasce con l’intento divulgativo e didattico di far conoscere la prima parte della vita di Altiero Spinelli anche ai più giovani.

La bellissima immagine ripresa dal titolo è tratta dagli scritti spinelliani afferenti la sua adesione al comunismo, avvenuta attraverso la costruzione di quella che lui stesso definisce una cattedrale di nebbia e granito, in cui gli strati di granito – le nozioni studiate e assimilate – si alternano agli strati di nebbia, quelli delle verità quasi dogmatiche, dove la convinzione si fonde quasi con la fede.

Il leit-motiv della graphic novel è l’oblio, che pervade i colori del fumetto dall’inizio alla fine, dai ricordi d’infanzia che paiono più sfumati e assumono contorni e tinte di nebbia fino ad arrivare ai ricordi più recenti, prendendo forma nella figura di uno Spinelli maturo che alla fine del romanzo sfoglia un album di fotografie e ricorda.

Nel corso della presentazione, organizzata da l’Union des Fédéralistes Européens in collaborazione con l’Istituto Altiero Spinelli di Torino, sono intervenuti gli autori, Davide Caci e Fulvio Gambotto, e Pier Virgilio Dastoli, ex assistente parlamentare di Altiero Spinelli.

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