Spinelli Group

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Gruppo Spinelli

Venerdì 25 febbraio
alle h 15.00

presso il CIME (sede MFE Roma)
Piazza della Libertà 13 – Roma

Si discuterà sulle attività in corso a livello europeo, sugli aspetti organizzativi e su iniziative congiunte con forze politiche locali e nazionali

Per info e adesioni:

gruppospinelli@hotmail.it

Il Manifesto del Gruppo Spinelli in italiano:

Manifesto del Gruppo Spinelli

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Proposta di integrazione alla Mozione generale per il Congresso nazionale MFE di Gorizia presentata a Milano dal Presidente e Segretario nazionale

PREAMBOLO

Il Movimento Federalista Europeo riafferma l’attualità delle idee e degli obiettivi del Manifesto di Ventotene a settanta anni dalla sua scrittura (1941 – 2011). Oggi però il MFE è chiamato ad innovare le sue modalità di azione, anche attraverso l’utilizzo dei nuovi media e di nuove forme di partecipazione, dando spazio ad una terza generazione di militanti alla guida del movimento al fine di renderlo all’altezza delle sfide del terzo millennio.

In un mondo dominato dalla politica nazionale, spesso povera di visioni lungimiranti, il MFE deve aprirsi alle migliori forze sociali, economiche e culturali per rilanciare nell’opinione pubblica la battaglia per la Federazione europea, grazie anche alla promozione nella società civile di una nuova Alleanza tra le forze federaliste europee, che sia vitale e riconoscibile nel complesso contesto della società del XXI secolo.

Per far ciò il MFE non esiterà a schierarsi con tutte quelle iniziative che risponderanno alla storica necessità della creazione di una Costituzione federale e di un Governo europeo con un proprio specifico programma. A tal fine i federalisti porranno il Parlamento europeo e tutti quei poteri costituendi che vedano coinvolti direttamente i cittadini europei come principali punti di riferimento per la loro azione politica, anche attraverso: la promozione di iniziative aperte come “Le Convenzioni dei cittadini europei” e “Il Movimento dei movimenti”; supportando l’azione del “Gruppo Spinelli” e l’obiettivo dell’Italia europea; incentivando la formazione politica europea delle nuove generazioni, una politica di sviluppo economico, sociale e ambientale in Europa nel contesto della terza rivoluzione industriale attualmente in corso.

In definitiva, solo con l’apertura del Movimento Federalista Europeo all’incontro con diversi soggetti e il massimo coinvolgimento possibile dei cittadini europei, la “Campagna per la Federazione europea” potrà avere successo, visto che, come in passato, anche durante il terzo millennio l’Europa non cadrà dal cielo.

Il Comitato interregionale promotore del “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative comuni per la Federazione europea?” (Pescara, 29 e 30 gennaio 2011):

Paolo ACUNZO, Vice Segretario nazionale MFE

Eliana CAPRETTI, Segretario MFE – Campania

Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio

Liliana DIGIACOMO, Segretario MFE – Puglia

Damiana GUARASCIO, Presidente MFE – Abruzzo

Lamberto ZANETTI, Segretario MFE – Emilia Romagna

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Il 29 e 30 gennaio 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano a Pescara il “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative per la Federazione europea?” promosso dai centri regionali del MFE di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia.

Dopo la presentazione dei lavori di Paolo ACUNZO sullo spirito dell’iniziativa e la formula dei lavori, ha aperto le relazioni Guido MONTANI proponendo un Piano E per l’Unione Federale europea e poi in successione: On. Sandro GOZI ha lanciato l’idea di un Network italiano del Gruppo Spinelli, per creare una rete italiana delle azioni previste dal gruppo a livello europeo. I trenta promotori che hanno raccolto l’invito al network si riuniranno insieme agli altri che vorranno aderire (scrivere a gruppospinelli@hotmail.it ) nelle prossime settimane per organizzare le proprie attività (interventi di Grossi, Gui, Palea, Cagiano, Marsili e Acunzo); Roberto PALEA ha illustrato le attività svolte in Piemonte dal Movimento dei Movimenti; Francesco GUI, riprendendo i temi presentati da alcuni amici federalisti in una lettera a Bersani, ha lanciato una proposta verso i partiti politici italiani per raggiungere l’obiettivo dell’Italia europea (interventi di Acunzo, Gozi, Musacchio, Palea, Orioli, Caloisi e Visone); Grazia BORGNA è intervenuta sui temi del modello sociale europeo e la protezione del lavoro in Europa (interventi di Sorti, Minneti, Musacchio, Di Bella, Gui e Longo); Piergiorgio GROSSI si è soffermato sui diversi aspetti e le varie iniziative in corso riguardo il reddito minimo garantito (interventi di Barbati, Pietrosanti, Gui, La Rocca , Sorti, Montani e Visone); On. Roberto MUSACCHIO ha invitato i federalisti europei ad aderire all’osservatorio europeo che nasce da una costola del European Social Forum (interventi di Borgna, Acunzo e Gui); Lorenzo MARSILI ha esposto le iniziative del TrasnEuropa Network e Festival, invitando i federalisti a parteciparvi; Jacopo BARBATI ha parlato dell’azione della JEF nel mondo della politica (Montani) e la prima giornata di lavoro si è conclusa con la relazione di Lamberto ZANETTI sul debito ecologico tra nord e sud del mondo. La serata si è conclusa a tarda notte dopo la cena, musica, balli e scambio di opinioni su diversi temi tra i partecipanti.

I lavori della seconda giornata sono stati aperti dalla relazione di Pierluigi SORTI sulla coerenza tra i sistemi contabili nazionali e il bilancio europeo; Paolo ORIOLI ha proposto una formula delle primarie in Europa per la scelta dei candidati alle prossime elezioni europee (interventi di Sorti e Acunzo); PierVirgilio DASTOLI ha fatto un bilancio e proposto modalità per le prossime programmate convenzioni dei cittadini europei (interventi di Palea, Longo e Orioli); Maurizio GUBBIOTTI ha invitato i federalisti ad aderire ad alcune campagne sui cambiamento climatici (interventi di Palea, Minneti, Lepri, Digiacomo e Zanetti); Liliana DIGIACOMO ha esposto le ragioni per cui i federalisti dovrebbero occuparsi della terza rivoluzione industriale attualmente in corso (interventi di Palea, Sorti e Zanetti); Michele BALLERIN ha proposto un piano europeo per lo sviluppo e forum dei dipartimenti europei dei vari partiti (Gui, Caloisi e Zanetti); Stefano PIETROSANTI ha presentato un progetto per una scuola di politica europea che potrebbe coinvolgere anche il forum nazionale dei giovani; Raimondo CAGIANO ha sottolineato l’importanza della formazione europea per la creazione di una reale cittadinanza; Alcide SCARABINO ha presentato alcune richieste specifiche di diritti civili europei su cui i federalisti potrebbero impegnarsi; Antonio LONGO ha chiuso le relazioni con i punti che potrebbe avere un programma di governo per l’Europa (Pietrosanti).

Nelle conclusioni Paolo ACUNZO ha ringraziato tutti i partecipanti per i preziosi contributi, si è rallegrato per il successo della formula e le iniziative prese. Infine a nome del Comitato promotore ha presentato il testo del cosidetto “Preambolo di Pescara” dando seguito all’invito di Presidente e Segretario nazionale di suggerire integrazioni da recepire nella mozione congressuale.

Tutti i documenti, le relazioni scritte degli interventi e a breve le registrazioni di tutti gli interventi sono disponibili su www.mferoma.eu

Il Comitato promotore si augura che il testo qui allegato possa essere recepito integralmente quale preambolo nella proposta di mozione generale unitaria da presentare al prossimo congresso nazionale MFE di Gorizia e invita altri iscritti ad aderire a tale preambolo.

Saluti federalisti

Paolo Acunzo

http://mferoma.wordpress.com/2011/02/03/federalismo-europeo-2/

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di Michele Ballerin

(MFE Emilia Romagna)

Un’analisi

Un’analisi del contesto economico europeo appare fin troppo facile e decisamente preoccupante. Abbiamo gli elementi per constatare che la crisi economica è tutt’altro che superata, e che, soprattutto, non c’è ragione di aspettarsi che i suoi effetti vadano scemando. Il dato più preoccupante è che non esistono presupposti solidi per una ripresa nel breve e medio termine, perché non ci sono prospettive di crescita per la produzione e l’occupazione. Il disagio sociale che affligge molti stati dell’Unione Europea non sembra quindi destinato a diminuire.

Non deve stupire la dichiarazione rilasciata dal presidente dell’INPS, alcuni mesi fa, sull’opportunità di mantenere uno stretto riserbo riguardo al calcolo delle pensioni future per i lavoratori italiani parasubordinati, la cui divulgazione potrebbe mettere a repentaglio la stabilità sociale. Non deve stupire, ma deve senza dubbio fare riflettere.

Un motivo particolare di allarme andrebbe visto nella distanza che è venuta creandosi con gli anni fra i cittadini e le istituzioni europee. Tale distanza – misurata con cadenza regolare dal costante decrescere della partecipazione al voto per l’elezione degli europarlamentari – minaccia oggi di approfondirsi fino a minare le fondamenta stesse del progetto europeo.

Il problema non nasce dal fatto che l’Unione Europea evita di intervenire nel campo delle politiche economiche, bensì dal fatto che sta intervenendo in una misura che in passato sarebbe stata inimmaginabile: lo fa imponendo agli stati membri economicamente più fragili politiche di austerità che essi non sono in grado di sopportare. I prossimi provvedimenti di carattere finanziario in paesi come l’Italia, la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna porteranno in dono a un ceto medio già stremato un aumento della pressione fiscale, una riduzione dei salari pubblici e tagli senza precedenti ai servizi fondamentali. Nessun analista può seriamente aspettarsi che il PIL di questi paesi si gioverà di un simile trattamento, il cui risultato più prevedibile sarà di deprimere ulteriormente i consumi, gli investimenti produttivi e le entrate fiscali.

Inoltre tali politiche, così decisive per il presente e il futuro dei cittadini europei, sono destinate a essere percepite come il frutto di meccanismi decisionali opachi e distanti, di negoziati condotti a porte chiuse al di fuori di ogni possibilità di controllo democratico, e nei quali è del resto palese, secondo una logica che nessun trattato prevede, il prevalere sistematico del punto di vista tedesco: percezione che corrisponde all’esatta natura delle circostanze.

Tutto questo sta già avvenendo e le sue conseguenze sono prevedibili: la percezione che i cittadini hanno dell’Unione evolverà in senso negativo e le istituzioni comunitarie, percepite negli ultimi tempi come sostanzialmente inutili, saranno viste come una minaccia per la prosperità e il futuro dei cittadini europei. Non è una prospettiva incoraggiante: perché quando una società matura la convinzione che determinate istituzioni non servono i suoi interessi, o addirittura li ledono, diventa insofferente, e il suo primo, comprensibile istinto è di scrollarsi di dosso un apparato di cui sente ormai solo il peso.

Ognuno può trarre le conseguenze che crede da un simile scenario. Ma i federalisti europei non dovrebbero avere dubbi: è indispensabile che questo schema – questa percezione – si rovesci e che l’Unione Europea torni ad essere per i suoi cittadini una risposta, una speranza e una promessa di futuro. Per l’esattezza: l’unica risposta, l’unica speranza e l’unica promessa di un futuro accettabile. I cittadini europei dovrebbero sentirsi coinvolti nella costruzione di una prospettiva concreta di sviluppo – un nuovo modello di sviluppo, aggiungo: perché si tratta di essere creativi. Dovrà trattarsi di uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile, fondato sulla conoscenza. Spetta all’Europa realizzare la sintesi fra economia e cultura, dimostrando al mondo che l’una non può esistere senza l’altra.

Qualunque sia l’iniziativa che le forze democratiche e federaliste decideranno di assumere, un piano europeo per lo sviluppo, che riprenda il discorso abbandonato di Lisbona e indichi un futuro ai cittadini dell’Unione, dovrebbe esserne al tempo stesso il contenuto fondamentale e il marchio evidente. Dovrà esistere nel più breve tempo possibile una politica economica europea, con una politica industriale europea che preveda un grande piano di investimenti in infrastrutture, ricerca e formazione, orientato a quella grande (benché graduale) riconversione della produzione in senso ecologico che ormai tutti giudicano necessaria e improrogabile.

Al tempo stesso è chiaro che un simile piano può essere realizzato solo se l’assetto istituzionale dell’Unione verrà riformato in senso federale: perché occorrono risorse che l’attuale struttura del bilancio comunitario non garantisce, occorre una finanza pubblica europea, occorre rimuovere il diritto di veto in materia di politica economica e fiscale. Inutile aggiungere che i tempi sono decisamente propizi, nonostante le prevedibili resistenze, perché una politica europea di bilancio vincolante esiste già di fatto, e proprio in questi giorni si sta mettendo mano a un’armonizzazione delle politiche fiscali, mentre una riforma anche sostanziale dei Trattati appare solo una questione di tempo. Tabù decennali stanno crollando uno dopo l’altro sotto l’urto degli eventi, e sarebbe davvero imperdonabile se la politica si tirasse indietro in una simile circostanza: i costi futuri si rivelerebbero presto insostenibili.


Una proposta

Per fortuna non si richiede di partire da zero. Al contrario: esiste una maggioranza nel Parlamento Europeo favorevole a imboccare questa strada. Ce lo rivela la Risoluzione approvata il 20 ottobre scorso contenente raccomandazioni puntuali alla Commissione Europea per un rafforzamento della governance dell’Eurogruppo e dell’intera Unione. Il federalista che legga anche solo la V raccomandazione in allegato avrà già parecchi motivi di soddisfazione, perché vi troverà, fra l’altro, espliciti riferimenti alla necessità di istituire una finanza pubblica europea e un Tesoro europeo: in breve, l’ossatura di un futuro governo europeo dell’economia, da realizzarsi mediante la cessione di quote decisive di sovranità dagli stati membri all’Unione.

Esiste dunque una maggioranza nel Parlamento Europeo, e noi sappiamo che esiste anche un’avanguardia: il Gruppo Spinelli. Costituitosi negli ultimi mesi del 2010, il Gruppo annovera fra i suoi membri personalità di eccezionale rilievo, sta raccogliendo il consenso di tutti i principali gruppi parlamentari e si è già mostrato capace di esercitare un’influenza determinante sul Parlamento, come hanno messo in luce le vicende (non ancora concluse) relative all’approvazione del bilancio comunitario per il 2011.

Su impulso del Gruppo si potrebbe perciò costituire una commissione di esperti (tra i quali membri qualificati del Movimento Federalista Europeo) per l’elaborazione di un progetto organico di investimenti federali per lo sviluppo sostenibile, tale da conferire sostanza e credibilità agli obiettivi della strategia UE 2020: non quindi una raccomandazione generica, ma una risoluzione che proponga un progetto specifico e articolato, centrato sull’idea di sviluppo, però con un corollario di riforme istituzionali che gli diano implicitamente la stessa carica innovatrice che ebbe nel 1984 il Trattato Spinelli e mirino a istituire, di fatto, una Federazione europea.

Se un’azione del genere venisse impostata esisterebbe ancora un pericolo da scongiurare: il rischio che l’iniziativa federalista portata avanti dal Parlamento Europeo si ritrovasse isolata, e per questo incapace di prevalere su un’eventuale opposizione del Consiglio. Ciò che appunto si verificò nel 1984. Se tale rischio sussiste è perché manca sulla scena europea l’attore più decisivo: i partiti politici nazionali. Il loro appoggio ad un’iniziativa federalista sarebbe indispensabile. Non bisogna dimenticare che dietro un Ministro e un Commissario europei c’è sempre un partito, la cui influenza al momento giusto potrebbe essere determinante.

In questo il Movimento Federalista Europeo può avere un ruolo preciso: contattare i responsabili per le politiche europee dei diversi partiti e farli discutere intorno al tavolo di un interforum federalista, con l’obiettivo, dopo avere trovato un accordo, di redigere un documento di indirizzo politico da sottoporre agli organi dirigenti dei rispettivi partiti perché si facciano carico della questione europea e si impegnino ad appoggiare, in tutte le sedi (Parlamento, Commissione, Consiglio dell’Unione, Consiglio Europeo), l’azione federalista del Parlamento Europeo.

Infine, e per l’intera durata dell’iniziativa, sarebbe altrettanto importante che il contenuto e la finalità del progetto fossero comunicati, servendosi di tutti i canali possibili, ai cittadini e ai diversi soggetti della società civile, ponendo sempre l’accento sulle prospettive di sviluppo economico e sociale che la sua attuazione garantirebbe.

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di Manuela La Gamma

Bruxelles, 12 gennaio 2011

The United States of Europe: some critical reflections”: questo il titolo della conferenza organizzata dal Gruppo Spinelli il 12 gennaio a Bruxelles nella sede del Parlamento europeo, che ha avuto come protagonisti Joschka Fischer, ex ministro degli esteri tedesco, e Jean-Marc Ferry, filosofo francese, e come mediatore Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo.

Affermare che l’Europa stia attraversando un brutto momento sarebbe un eufemismo”, ha affermato Cohn-Bendit; ma se i presenti non hanno potuto negare la dura realtà delle cose, ben diverso è il loro modo di approcciarsi ad una possibile soluzione.

Se Jean-Marc Ferry riconosce il potere concettuale dell’espressione “Stati Uniti d’Europa”, coniata da Victor Hugo nel suo discorso di apertura del Congresso Internazionale per la Pace (Parigi, 1849), non ne vede una possibile attuazione pratica nel panorama politico contemporaneo. Il passaggio da una “Federazione di Stati Europei” agli “Stati Uniti d’Europa” è, a suo parere, problematico e pericoloso dal punto di vista politico.

Per Ferry, gli Stati rappresentano la sintesi tra comunità politica, comunità legale e comunità morale, oltre ad essere “comunità di cittadini”. Grazie alla sintesi offerta dallo Stato stesso, la comunità politica esprime, a livello delle sue norme condivise, i valori comuni ai suoi cittadini.

Proprio per questo gli Stati Uniti d’Europa non potrebbero esistere, perché verrebbero concepiti in quanto entità sovranazionale e non sarebbero quindi uno Stato federale nazionale (come Tocqueville aveva invece giustamente scritto parlando degli Stati Uniti d’America). Tuttavia, le motivazioni di Ferry sono di natura ancora più interna: se lo Stato nazionale è inteso come sintesi della comunità legale e della comunità morale, allora lo Stato europeo, in quanto entità sopranazionale, dovrebbe presentarsi come “sintesi delle sintesi”… in parole povere, questo “Stato di Stati” non disporrebbe della legittimazione e di motivazioni sufficienti a suscitare l’adesione dei cittadini d’Europa.

Conferenza su Stati Uniti D'Europa

Gruppo SPinelli - Conferenza sugli Stati Uniti D'Europa

 

Ben di altro avviso è Fischer: l’Europa ha reso possibile una pace mai conosciuta prima e continua ad agire come forza di integrazione nell’ambito della regione dei Balcani. Se il fatto che l’Europa stessa stia attraversando un momento di confusione e di crisi profonda è innegabile, e se è vero che gran parte dei cittadini si sono allontanati dall’idea di un’Europa unita, è vero anche che la maggioranza democratica difficilmente avrebbe il coraggio di rinnegare o abbandonare totalmente l’UE.

Bisogna affrontare la fine dell’egemonia europea, il trasferimento di potere economico dall’Occidente all’Oriente e l’emergere di nuove potenze politiche. Per Fischer, il nocciolo della questione rimane sempre e comunque la sovranità, e cioè la capacità di stabilire direttive politiche. La cosa interessante per l’ex ministro degli Esteri tedesco è che gli Europei sembrano preoccuparsi solo del trasferimento di sovranità verso Bruxelles, non oltreoceano!! Il buon vecchio Uncle Sam non esiste più: è stato rimpiazzato da uno zio asiatico, recentemente acquisito. Gli Europei continuano ad arroccarsi alla loro golden age di egemonia, ormai passata, e sembrano lenti e riluttanti nel percepire i cambiamenti geo-politico-economici.

La domanda sorge spontanea: basterà l’Europa di oggi a superare la crisi economica e a far fronte alle nuove sfide? Come si può spiegare ai Tedeschi la necessità di una solidarietà economica verso quei Paesi che stanno colando a picco se i vari Stati membri rimangono altezzosamente arroccati all’idea di Stato-nazione?

La crisi attuale ci offre una grande opportunità che tuttavia non riusciremo a cogliere finché non ci sarà integrazione tra politica economica e politica finanziaria. Francia e Germania sono i due Paesi che devono spianare la strada per colmare tale gap. Il “sogno” del ritorno del marco e del franco è solo un incubo, se si pensa ai costi immensi che esso comporterebbe..per questo la Merkel ha dichiarato che l’euro deve essere difeso ad ogni costo. I passi da intraprendere devono condurre ad un’unione economica, ad una governance economica…. Solo tramite un’integrazione economica rafforzata si riuscirà a contrastare la crisi.

Ci sono ovviamente grossi rischi politici da assumersi; tuttavia, Fischer ritiene che non sia necessaria un’ulteriore modifica del Trattato onde poter attuare questa integrazione economica rafforzata. La strada giusta da percorrere è quella della cooperazione rafforzata.

La lezione più importante da apprendere, secondo l’ex ministro degli Esteri, è che l’UE, fin dagli anni ’50, è stato un progetto concepito dall’alto, ma tale approccio deve ormai considerarsi finito, superato. Tutti i passi che devono essere ora intrapresi dal basso devono condurre all’unione politica e alla federazione. Siamo d’accordo sul fatto che sia difficile trovare un’etichetta, una definizione per questo strano ibrido: Unione Europea sui generis? Unione Europea democratica? Sta di fatto che “questo matrimonio s’ha da fare”!

Il segreto di questo connubio si baserà su un esercizio permanente di equilibrio e su un confronto costante tra i vari Stati.

Secondo Fischer, non c’è motivo di essere pessimisti, ma bisogna dedicarsi anima e corpo per i prossimi dieci anni a cambiare l’Europa. Confutando il punto di vista di Ferry, egli sostiene che gli Stati Uniti d’Europa sono l’unica risposta e insieme l’unica soluzione disponibile; altrimenti la nostra tanto decantata e disputata sovranità finirà altrove.

Non ci resta che sperare con Hugo che “Verrà un giorno in cui voi – Francia, Russia, Italia, Inghilterra, Germania – tutte le nazioni del continente senza perdere le vostre qualità distinte e la vostra gloriosa individualità, vi fonderete in modo stretto in un’unità superiore, formerete in modo assoluto la fraternità europea… verrà un giorno in cui le pallottole e le bombe saranno sostituite dai voti, dal suffragio universale dei popoli, dal venerabile arbitrato di un grande senato sovrano che sarà per l’Europa ciò che il Parlamento è per l’Inghilterra, ciò che è la Dieta per la Germania, ciò che l’Assemblea legislativa è per la Francia!”

Alcuni di questi obiettivi sono stati raggiunti, altri solo in parte. Ai posteri l’ardua sentenza …

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Per il video dela conferenza e la traduzione audio in inglese:

http://www.greenmediabox.eu/archive/2011/01/12/spinelli_debate/

Per informazioni sul Gruppo Spinelli:

http://www.spinelligroup.eu/

Per il Manifesto del Gruppo Spinelli in italiano:

http://mferoma.wordpress.com/2010/09/17/il-manifesto-del-gruppo-spinelli/

sede parlamento europeo sito unione europea

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di Sandro Gozi

Veltroni nel suo discorso al Lingotto ha giustamente rilanciato la nostra proposta di eleggere un “presidente dell’Europa”. In Europa abbiamo dei popoli, da “unire nella diversità”, ma non abbiamo vere elezioni “europee” né un vero “governo europeo”. Ciò non è dovuto più solo o tanto a carenze istituzionali, quanto ad una palese assenza di volontà e di coraggio politico da parte dei leader dei governi e dei partiti nazionali ed europei. Perché già oggi potremmo legare più direttamente le elezioni europee alla scelta del capo dell’esecutivo europeo, potremmo avere un “presidente dell’Europa” e potremmo avere elezioni veramente europee con partiti transnazionali. Ci provammo nel 2009, col Partito Democratico Europeo, proponendo Guy Verhofstadt o Mario Monti. Allora, ci scontrammo con lo scetticismo del Pse, che ora invece sembra aver cambiato posizione. È questa in ogni caso la battaglia che noi democratici dobbiamo fare, in vista delle prossime elezioni del 2014 e in coerenza con le ragioni del Pd: superare gli schemi della politica del Novecento in Italia, proporre un’alternativa politica e democratica in Europa.
Il trattato di Lisbona ci consente infatti di eleggere un “presidente dell’Europa” senza necessità di ulteriori modifiche costituzionali. Vediamo come. Innanzitutto, quando parliamo di “presidente dell’Europa”, pensiamo ad un presidente con poteri esecutivi. Nell’Unione europea – che non nasce in base al principio della separazione dei poteri, ma della commistione di funzioni – ciò significa andare alla ricerca delle funzioni esecutive all’interno delle diverse istituzioni. Nel caso del presidente, dobbiamo guardare al Consiglio europeo e alla Commissione europea: per avere un “presidente dell’Europa”, occorre che le funzioni di “presidente del Consiglio europeo” (oggi esercitate dal belga Herman Van Rompuy) e quelle di “presidente della Commissione europea” (Josè Manuel Durao Barroso) siano attribuite alla stessa personalità.
Possibile? Certamente.
In base al trattato di Lisbona «il presidente del Consiglio europeo non può esercitare un mandato nazionale». Viene così sancita un’esplicita incompatibilità tra questa carica europea e cariche nazionali; implicitamente, però, viene anche ammessa la possibilità di cumulare la carica di presidente del Consiglio europeo con quella di presidente della Commissione europea. Questa formula è il frutto di una battaglia “sull’aggettivo” (“nazionale”, ma non “europeo”) che sotto la presidenza di Romano Prodi conducemmo con successo nel 2003 durante i lavori della Convezione sul futuro dell’Unione, assieme ai commissari Michel Barnier e Antonio Vitorino e con Giuliano Amato, allora vicepresidente della Convenzione stessa. Se le due cariche coincidessero, si assicurerebbe veramente più coerenza, più controllo democratico e meno frammentazione nell’azione esecutiva condotta da un vero e proprio presidente dell’Unione europea.
Parallelamente, accentuando la “parlamentarizzazione” del sistema politico europeo, già da tempo in corso, dobbiamo scegliere la personalità che dovrebbe ricoprire l’incarico di presidente dell’Unione europea attraverso le elezioni europee, chiedendo a tutti gli aspiranti a tale incarico di candidarsi alle elezioni europee.
Sempre in base al trattato di Lisbona, il parlamento europeo deve “eleggere” il presidente della Commissione: i vari partiti politici europei, quindi, potrebbero indicare il loro candidato, con l’accordo (di gruppi politici e governi) di eleggere presidente della Commissione il candidato del partito, o dell’alleanza di partiti, che risulti vincitore delle elezioni europee del 2014. Sarebbe infatti molto difficile per i capi di stato e di governo europei, riuniti nel Consiglio europeo (che devono «tenere conto» delle elezioni europee nel designare il presidente della Commissione) indicare come presidente della Commissione e sottoporre al voto parlamentare una personalità diversa da quella legittimata con voto popolare (che dovrebbero poi nominare anche presidente del Consiglio europeo per farne un vero “presidente dell’Unione europea”).
Rimane però aperta la questione della reale legittimità democratica di questo presidente, che non può basarsi su soluzioni istituzionali ma che richiede uno spazio politico europeo più forte e veri partiti politici europei, anziché le deboli confederazioni di partiti nazionali che oggi abbiamo in Europa. Ecco perché tale scelta dovrebbe venire accompagnata dalla modifica del sistema elettorale per il parlamento europeo. Modifica che dovrebbe portare ad un sistema elettorale veramente uniforme in tutti gli stati e ad una quota crescente di eletti non in liste di partiti nazionali ma in liste europee transnazionali, totalmente svincolate dalla nazionalità e dal territorio e basate unicamente sulla condivisione di una visione e proposta politica per l’Europa e un candidato alla sua Presidenza.
Andrew Duff, europarlamentare liberale, sta lavorando per una prima riforma in tal senso, con l’aggiunta agli eletti nelle liste nazionali di un esiguo numero di eletti in liste transnazionali. Non solo tale proposta va sostenuta con forza, ma occorre anche pensare ad un sistema che permetta, progressivamente, di aumentare le quote degli eletti nelle liste transnazionali e diminuire quelli nelle liste nazionali.
Una doppia riforma di questo genere, presidente dell’Unione europea eletto in liste transnazionali, permetterebbe veramente di rompere i 27 muri politici, mediatici, culturali nazionali che fanno delle elezioni europee delle elezioni di serie B, una sorta di test sulla (im)popolarità dei vari governi in carica. E soprattutto, tale riforma renderebbe evidenti a tutti le insufficienze e le debolezze degli attuali “partiti politici europei”, la necessità di superare le loro divisioni novecentesche e di costruire nuove forze e alleanze attorno al progetto per l’Europa e alla personalità che dovrebbe eseguire quel progetto come “presidente dell’Europa”. Un volto noto a tutti gli europei, un’idea scelta dagli europei, un’azione di cui rendere conto ai parlamenti e ai cittadini europei, in un’Europa più democratica.

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Date le numerose adesioni, di seguito pubblichiamo il programma definitivo dell’evento.

MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

Centri Regionali di Abruzzo, Campania,

Emilia-Romagna, Lazio e Puglia


Programma definitivo

CONFRONTO MFE – MONDO DELLA POLITICA:

QUALI INIZIATIVE COMUNI PER LA FEDERAZIONE EUROPEA ?

Sabato 29 e Domenica 30 Gennaio 2011

Grand Hotel Adriatico, Montesilvano – PESCARA

SABATO 29 GENNAIO, ORE 14 DOMENICA 30 GENNAIO, ORE 9,30
Presiede: Damiana GUARASCIO, Pres. MFE Abruzzo Presiede: Eliana CAPRETTI, Seg. MFE Campania
Presentazione dei lavoriPaolo ACUNZO, Vice Seg. Naz. MFE Le Convenzioni dei cittadini europei”Virgilio DASTOLI, Pres. CIME
Il Piano E per l’Unione Federale EuropeaGuido MONTANI, Vice Pres. UEF Le campagne sui cambiamenti climatici”Maurizio GUBBIOTTI, Coord. Seg. LegAmbiente
Il Gruppo Spinelli”Sandro GOZI, Resp. Europa PD La terza rivoluzione industriale”Liliana DIGIACOMO, Dir. Naz. MFE
Il Movimento dei Movimenti”Roberto PALEA, Dir. Naz. MFE Un piano europeo per lo sviluppo”Michele BALLERIN, MFE – Emilia Romagna
Una proposta federalista ai partiti”Francesco GUI, MFE – Lazio La formazione in Europa”Raimondo CAGIANO, Pres. CIFE
L’Europa e i Diritti umani”Paolo GIANNOCCARI, AIPPE–Ass. italiana per PPE Una Scuola di politica europea”Stefano PIETROSANTI, Forum Nazionale Giovani
La protezione del lavoro in Europa”Grazia BORGNA, Dir. Naz. MFE Le Primarie del Popolo europeo”Paolo ORIOLI, Comitato promotore per le Primarie
Coerenza tra bilancio europeo e sistemi contabili”Pierluigi SORTI, Ass. Innovatori europei TransEuropa Network”Lorenzo MARSILI, European Alternatives
Il reddito minimo garantito”Piergiorgio GROSSI, Dir. Naz. MFE I Diritti civili dei Federalisti”Alcide SCARABINO, Uff. Campagna MFE – Roma
Un programma di governo per l’Europa”Antonio LONGO, Coord. Uff. Campagna MFE Europa e Mezzogiorno”Enzo AMENDOLA, Seg. PD Campania
L’Osservatorio europeo”Roberto MUSACCHIO, Resp. Europa SEL Un Congresso trans-frontaliero per il MFE”Ugo FERRUTA, Seg. MFE – Friuli Venezia Giulia
Il debito ecologico tra Nord e Sud del mondo”Lamberto ZANETTI, Dir. Naz. MFE Ore 13, Conclusioni 

A cura del Comitato promotore

Formula del confronto: Ogni proposta di iniziativa sarà presentata da una relazione di dieci minuti a cui seguiranno interventi liberi dei partecipanti di circa cinque minuti. Il Comitato promotore curerà la redazione di un documento di sintesi del dibattito che verrà presentato al Congresso nazionale MFE (Gorizia, 11-13/03/2011).

La partecipazione è aperta a tutti gli interessati ed è possibile prenotare l’apposito pacchetto notte del sabato e pasti di sabato e domenica (€ 60 in singola; € 45 in doppia) contattando direttamente l’albergo: info@grandhoteladriatico.com Tel. 085.4452695 Fax 085.4683270.

Per informazioni, adesioni e consultazione dei documenti : www.mferoma.eu

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MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

Centri Regionali di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia

IL PROGRAMMA AGGIORNATO

CONFRONTO MFE – MONDO DELLA POLITICA:

QUALI INIZIATIVE COMUNI PER LA FEDERAZIONE EUROPEA ?

Sabato 29 e Domenica 30 Gennaio 2011

Grand Hotel Adriatico, Montesilvano – PESCARA

Sab 29, ore 14: Registrazione dei partecipanti e saluti delle Autorità Un programma di governo per l’Europa” 

Antonio LONGO, Resp. Uff. Campagna MFE

 

Presentazione dei lavori 

Paolo ACUNZO, Vice Seg. Naz. MFE

 

TransEuropa Festival” 

Lorenzo MARSILI, European Alternatives

Europa e Mezzogiorno” 

Enzo AMENDOLA, Seg. PD Campania

 

Le iniziative dei federalisti in Europa” 

Guido MONTANI, Vice Pres. UEF

 

La protezione del lavoro in Europa” 

Grazia BORGNA, Dir. Naz. MFE

 

Osservatorio europeo” 

Roberto MUSACCHIO, Resp. Europa SEL

Il reddito minimo garantito” 

Papi BRONZINI, BIN – Italia

Le Primarie del Popolo europeo” 

Paolo ORIOLI, Comitato per le Primarie sempre

 

La formazione in Europa” 

Raimondo CAGIANO, Pres. CIFE

Il Movimento dei Movimenti” 

Roberto PALEA, Dir. Naz. MFE

 

Le Convenzioni dei cittadini europei” 

Virgilio DASTOLI, Pres. CIME

 

Una Scuola di politica europea” 

Stefano PIETROSANTI, Forum Nazionale Giovani

L’intergruppo federalista in Italia” 

Roberto DI GIOVAN PAOLO, Pres. Intergruppo

 

I Diritti civili dei Federalisti” 

Alcide SCARABINO, Uff. Campagna MFE – Roma

Un Congresso trans-frontaliero per il MFE” 

Ugo FERRUTA, Seg. MFE – Friuli Venezia Giulia

 

Bilancio europeo e sistemi contabili” 

Pierluigi SORTI, Ass. Innovatori europei

Il Gruppo Spinelli” 

Sandro GOZI, Resp. Europa PD

 

Cento città per la Federazione europea” 

Luisa TRUMELLINI, Dir. Naz. MFE

Le campagne sui cambiamenti climatici 

Maurizio GUBBIOTTI, Cord. Seg. LegAmbiente

 

Il debito ecologico tra Nord e Sud del mondo” 

Lamberto ZANETTI, Seg. MFE – Emilia Romagna

Una proposta federalista ai partiti” 

Francesco GUI, MFE – Lazio

Dom 30, ore 13: Conclusioni 

A cura del Comitato promotore: Paolo ACUNZO, Eliana CAPRETTI, Liliana DI GIACOMO, Damiana GUARASCIO e Lamberto ZANETTI

Formula del confronto: Ogni proposta di iniziativa sarà presentata da una relazione di dieci minuti a cui seguiranno interventi liberi dei partecipanti di circa cinque minuti. Il Comitato promotore curerà la redazione di un documento di sintesi del dibattito che verrà presentato al Congresso nazionale MFE (Gorizia, 11-13/03/2011).

La partecipazione è aperta a tutti gli interessati ed è possibile prenotare l’apposito pacchetto notte del sabato e pasti di sabato e domenica (€ 60 in singola; € 45 in doppia) contattando direttamente l’albergo: info@grandhoteladriatico.com Tel. 085.4452695 Fax 085.4683270 www.grandhoteladriatico.com

Per facilitare le prenotazioni utilizza  il form PRENOTAZIONE ALBERGHIERA 29-30 gennaio 2011-2 CLICCA QUI

Come raggiungere il Grand Hotel Adriatico-2 – CLICCA QUI

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Clicca qui per ascoltare l’intervista a Sandro Gozi sull’iniziativa riguardante la creazione del Gruppo Spinelli al Parlamento Europeo

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Manifesto

Verrà il momento per nuove azioni, per uomini nuovi: il momento per un’Europa libera e unita”, Altiero Spinelli
Se sapessi qualche cosa che fosse utile alla mia nazione ma che fosse dannosa per l’Europa (…) la considererei un crimine” Montesquieu

 

 

Oggi più che mai le sfide che ci troviamo ad affrontare sono globali: cambiamento climatico, esaurimento delle risorse e distruzione ambientale, regolamentazione economica e finanziaria, minaccia nucleare e sicurezza collettiva, commercio più equo, costruzione e consolidamento della pace …

In questo nuovo mondo, ogni Paese europeo è piccolo. Ma godiamo di un vantaggio: abbiamo costruito insieme un’Unione Europea. Si tratta di una realtà unica nel suo genere, nell’ambito della quale gli Stati-nazione europei, alcuni persino divisi da conflitti protrattisi nel tempo, hanno deciso di essere “uniti nella diversità” e costituire una sorta di Commonwealth, una Comunità nel vero senso del termine.

 

 

 

 

 

Nello sforzo comune di conseguire pace e prosperità, siamo riusciti a lavorare insieme e ad unire le nostre forze, promuovendo così livelli di benessere senza precedenti, democrazia e riconciliazione nel continente. Gli Stati-nazione hanno ceduto poteri sovrani alle istituzioni europee in modo da raggiungere obiettivi comuni ed un’Unione ancora più vicina.

Sfortunatamente, mentre le sfide formidabili generatesi a seguito di una crisi multi sfaccettata richiedono risposte comuni, quantomeno a livello europeo, troppi politici sono caduti preda della tentazione di pensare solo alla salvezza della propria nazione. In un’epoca di interdipendenza e in un mondo globalizzato, rimanere attaccati a concetti quali la sovranità nazionale e l’intergovernamentalismo non significa solo muovere guerra allo spirito europeo; non implica altro che dipendenza pura e semplice dall’impotenza politica.

Oggi le cose si stanno muovendo nella direzione opposta, verso un’Unione più divisa piuttosto che più vicina, verso un’Europa più nazionale piuttosto che post-nazionale. Gettandosi lo spirito comunitario alle spalle, gli Stati membri fanno in modo che gli interessi nazionali sul breve periodo offuschino la visione comune. Essi preferiscono soluzioni intergovernative piuttosto che soluzioni europee, quasi fino al punto di disgregare l’Euro, il simbolo più concreto dell’integrazione europea.

Ci opponiamo a questa corrente retrograda e reazionaria. Tuttavia, l’Europa ci è stata nuovamente sottratta da una coalizione di politici nazionali. Crediamo che in questo momento l’Europa non debba rallentare ulteriormente il processo di integrazione, ma al contrario accelerarlo. La storia dell’Unione Europea ha dimostrato che la soluzione ai problemi che ci troviamo costretti ad affrontare è più Europa, non meno Europa. Solo attraverso soluzioni europee e un rinnovato spirito europeo saremo in grado di fronteggiare le sfide globali.

Il Nazionalismo è un’ideologia che appartiene al passato. Il nostro obiettivo è un’Europa federale e post-nazionale, un’Europa dei cittadini. Questo era il sogno per raggiungere il quale i padri fondatori hanno lottato così duramente. Questo era il progetto di Altiero Spinelli. Questa è l’Europa che cercheremo di costruire. Perché questa è l’Europa del futuro.

(Traduzione da http://www.spinelligroup.eu a cura di Manuela La Gamma)

Per informazioni e adesioni:

www.spinelligroup.eu

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