Il XXIII Congresso Europeo dell’UEF
si svolgerà a Bruxelles
dal 25 al 27 marzo
presso i locali del Parlamento europeo.
Per il programma, approfondimenti ed iscrizioni: sito Union of European Federalists
Iscrizioni entro il 7 marzo.
"L'Europa non cade dal cielo!"
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Per il programma, approfondimenti ed iscrizioni: sito Union of European Federalists
Iscrizioni entro il 7 marzo.
Tags: Federalismo Europeo, movimento federalista europeo, sede Parlamento europeo, stati uniti europei, Unione Europea Wiki
1. Un nuovo spazio d’azione per l’azione federalista
La crisi economico-finanziaria del 2008 non aveva portato a significative proposte di riforma nell’UE, ancora impelagata nel processo di ratifica del Trattato di Lisbona. La crisi del debito sovrano, mettendo a repentaglio la stessa esistenza dell’Euro ha suscitato invece alcune reazioni, sebbene insufficienti. La primavera scorsa la Commissione ha chiesto un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio; la BCE ha parlato invece di “governance economica”, chiedendo che le proposte della Commissione di sanzionare uno Stato membro potessero essere approvate a maggioranza qualificata e respinte all’unanimità, come nel processo legislativo ordinario, ma dimenticandosi completamente il Parlamento europeo. Che ha risposto rilanciando il tema delle risorse proprie rispetto al bilancio europeo.
Oggi si parla apertamente di emendare il Trattato di Lisbona. Francia e Germania vogliono rimettere mano al Patto di Stabilità. Il Parlamento europeo lavora a una proposta di Duff per creare un collegio elettorale europeo accanto a quelli attuali, che richiederebbe di aumentare il numero dei parlamentari europei, modificando il Trattato. Vediamo il frutto del nuovo meccanismo previsto da Lisbona, che amplia al Parlamento e alla Commissione la possibilità di presentare emendamenti al Trattato, avviando così la procedura di riforma per via semplificata o ordinaria – che prevede la convocazione a maggioranza semplice di una nuova Convenzione nel caso di presentazione di emendamenti molto significativi. E’ possibile che il cantiere delle riforme istituzionali, che si voleva chiuso per lungo tempo dopo Lisbona, si riapra entro questa legislatura europea. Ma è essenziale che le proposte di emendamento riguardino i nodi decisivi dell’autonomia di bilancio – risorse proprie, capacità impositiva ed eurobonds (i poteri della CECA!) –, della trasformazione della Commissione in un vero governo, dell’abolizione generalizzata dell’unanimità, della creazione di una politica estera e di difesa unica europea. Inserire questi temi nell’agenda della riforma, ovvero porre la questione del salto federale, non può essere che il nostro compito.
2. Una “sponda” istituzionale
Storicamente le campagne federaliste hanno avuto successo solo in presenza di una “sponda” nelle istituzioni europee o in qualche governo nazionale – quella che abbiamo chiamato “leadership europea occasionale”. Altrimenti non hanno raggiunto i loro obiettivi, tranne la sopravvivenza del Movimento, come nel caso del Congresso e poi del Censimento del Popolo europeo. Egualmente, le iniziative delle istituzioni europee, prive di un raccordo con le campagne popolari dei federalisti, sono fallite – come lamentava Spinelli delle iniziative di Hallstein.
La Commissione Prodi e Fischer sono state le ultime “sponde” dei federalisti, manifestatesi prima e durante la Convenzione. La creazione del Gruppo Spinelli testimonia di una volontà di battersi da parte di alcuni parlamentari europei. E la sua apertura alla società civile indica che può costituire una nuova sponda per la nostra azione. Per ora ha chiaro il nemico – l’Europa intergovernativa – e l’obiettivo ultimo della federazione, ma non si è ancora dato una strategia. Possiamo usare le nostre campagne anche per indicare i temi e le questioni su cui il Gruppo è chiamato a dare battaglia, rispetto alle due parallele questioni dell’utilizzo massimo del quadro di Lisbona – anche per mostrarne i limiti – e del suo superamento mediante la presentazione di emendamenti al Trattato che ne alterino l’impostazione, tormando a porre sul tavolo di chi partecipa all’UE l’obiettivo della Federazione, anche rispetto alle modalità di ratifica della riforma – come già accaduto a Philadelphia, e nel Progetto Spinelli del 1984.
Non va dimenticato che una nuova Convenzione convocata per discutere gli emendamenti effettivamente presentati sarebbe ben diversa dalla precedente, sostanzialmente ostaggio del Presidium e dai testi di lavoro da esso predisposti.
Ovviamente, questo implica di includere, come da tempo e da più parti richiesto, anche il Parlamento europeo tra i destinatari della Campagna per la Federazione europea e dei relativi Appelli e documenti in cui la campagna si articola – e su cui incredibilmente continua ad esserci una certa confusione sui nomi anche sul sito del MFE, nonostante i documenti approvati e l’opportuna segnalazione di Nicola Forlani qualche settimana fa. Al riguardo sarebbe forse utile predisporre una pagina della Campagna per la Federazione Europea ben visibile nella homepage del sito del MFE. Un testo rivolto essenzialmente solo a Francia e Germania può infatti essere un utile documento di pressione rispetto a tali Paesi, ma non il testo-base di una Campagna, che andrà concordata a livello europeo.
3. Le necessità di una “rottura”
L’esperienza della precedente fase di riforma istituzionale ha confermato che nell’Europa dei 27 all’unanimità nessuna riforma è possibile. L’azione per aprire una nuova fase di riforma deve essere accompagnata dalla rivendicazione che essa deve essere portata avanti anche solo da un’avanguardia di Stati se non tutti fossero disponibili al completamento dell’unità federale. E’ evidente che serve una rottura, che può essere politicamente percorribile di fronte all’opinione pubblica solo scaricandone la responsabilità su chi sta fuori. La rottura è uno strumento necessario per arrivare all’obiettivo della federazione, ma non è e non va presentato come obiettivo a sé stante.
Bisogna portare la classe politica più europeista ad accettare l’idea della necessità della rottura, ovvero mostrare l’impossibilità/inefficacia anche delle nuove procedure previste dal Trattato di Lisbona (passerelle, nuova procedura di emendamento, ecc.), che però vanno esperite per predisporre un progetto di riforma (una posta in gioco) su cui valga la pena di “rompere”. E bisogna fornire il segnale che l’opinione pubblica vuole più Europa, in una fase in cui l’euroscetticismo sembra nuovamente in ascesa, e rischia di sembrare che l’Europa sia vista più come un problema – vincoli ai bilanci nazionali – che come la soluzione.
4. Che cosa chiedere? E come?
Discende da quanto detto che nella nostra campagna uno dei punti essenziali dovrà essere l’individuazione di quali emendamenti richiedere. Sinteticamente potremmo riassumerli con:
2. la trasformazione della Commissione in un vero governo;
3. l’istituzione di una fiscalità europea e di forze di sicurezza europee;
4. una norma transitoria sulla ratifica del nuovo testo mediante referendum europeo, e sua entrata in vigore tra gli Stati in cui sia stata raggiunta la maggioranza, facendo salvo l’acquis communitaire, per gli altri.
Quest’ultimo emendamento equivale di fatto a porre fin dall’inizio la rottura come strumento per la fondazione della Federazione, ma sfruttando le norme stesse del TdL.
Essendo previsto dal trattato il diritto di iniziativa popolare, presentare proposte così radicali senza quel tipo di consenso sarebbe politicamente molto debole. E’ dunque inevitabile una campagna popolare volta a raccogliere un milione di firme, senza le quali saremmo poco credibili, e soprattutto non daremmo il segnale del risveglio del popolo europeo, senza questo segnale, d’altronde, né il Parlamento né i governi si impegnerebbero in un’impresa così rivoluzionaria. Inutile sottolineare che l’impresa è estremamente ardua, ma fare la federazione europea non è mai stato un compito semplice. La crisi in corso è esistenziale e la linea d’azione volta a trovare alleanze messa positivamente in atto in Piemonte, segnala che sono possibili significative convergenze con molte forze della società civile, e certamente anche con i partiti. Se i federalisti non avranno il coraggio di battersi per raccogliere il consenso dei cittadini per il salto federale, difficilmente tale coraggio potrà averlo la classe politica nel prendere un’iniziativa adeguata al raggiungimento della Federazione europea.
Tags: Crisi Europa, Diritti collettivi, Federalismo Europeo, movimento federalista europeo, parlamento europeo, sede Parlamento europeo, stati uniti europei, Trattato di Lisbona, Unione Europea
Dall’evoluzione delle istituzione europee sino al trattato di Lisbona, dall’attualità di Spinelli al Gruppo Spinelli , un interessante spazio di approfondimento su Radio Radicale dedicato all’Europa, con Marco Pannella, Pier Virgilio Dastoli (in studio) e Graham Watson (in collegamento telefonico)
Dice Dastoli sulla battaglia federalista: “Le parole di Spinelli, che consigliava di lavorare innanzitutto con Germania, Francia e Spagna, sono ancora attuali. Oggi bisogna lavorare innanzitutto con la Germania. C’è un problema reale che concerne per esempio la posizione dei Liberali in Germania, che non sono non dico su posizione federaliste ma nemmeno europeiste. La stessa situazione c’è anche in altri paesi e non riguarda soltanto le forze liberali. Quello che diceva Spinelli è ancora attuale. Certo sono stati fatti dei passi in avanti: c’è un parlamento europeo con poteri legislativi, abbiamo una Carta dei diritti, una moneta unica, etc.”.
“Però il mondo è cambiato. Io sono convinto che il Trattato di Lisbona, che è oggi in qualche modo la nostra Costituzione, è stato concepito e adottato tra il 2002 e il 2007; dal 2007 a oggi l’Europa e il mondo sono radicalmente cambiati e io sono convinto che il Trattato di Lisbona sia obsoleto. Non contiene gli strumenti necessari per fare fronte alla crisi finanziaria, è un testo che ha ignorato completamente il problema del governo economico dell’Europa; per quanto riguarda la politica estera, i governi hanno gelosamente fatto sì che prevalesse l’approccio intergovernativo nel Trattato di Lisbona, e quindi l’assenza dell’Europa nel Mediterraneo è dovuta anche a questo”.
“Uno dei motivi per cui la battaglia federalista noi non l’abbiamo ancora vinta, Altiero lo diceva sempre, è che nei partiti manca la cultura federalista.. Il federalismo non come ideologia ma come battaglia politica per conquistare poteri costituendi e costituenti, contro i poteri costituiti cioè quelli statali o di altro tipo. Se noi non facciamo i missionari e portiamo questo approccio di tipo culturale, prima che politico, la battaglia europea le perdiamo nuovamente”.
Per la trasmissione completa clicca qui: Radio Radicale: L’europa delle patrie, la patria europea
Tags: Altiero Spinelli, Crisi Europa, Federalismo Europeo, Gruppo Spinelli, parlamento europeo, Spinelli Group, Trattato di Lisbona, unione europea stati, Unione Europea Wiki
22-02-11 da Notizie ASCA |
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UE: AICREE, SERVE GOVERNO FEDERALE
E PARLAMENTO A SUFFRAGIO UNIVERSALE |
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(ASCA) – Roma, 22 feb – ”Il sistema dei poteri locali e regionali puo’ costituire la base del cambiamento nella cornice dell’Europa unita e federale”. E’ quanto dichiarano Vincenzo Menna ed Emilio Verrengia, rispettivamente segretario generale e segretario generale aggiunto dell’Aiccre (Sezione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, Ccre), in previsione del XIV congresso dell’associazione che si terra’ il 3, 4 e 5 marzo prossimi.”Perche’ il cambiamento sia sostanziale e’ necessario – secondo i dirigenti dell’Aiccre – un governo sopranazionale, federale, dell’Unione Europea che risponda ad un Parlamento eletto a suffragio universale e diretto ed a un Senato degli Stati anche rappresentativo dei poteri locali e regionali”.
In secondo luogo ”occorre una Costituzione dell’Unione europea che fissi in maniera inequivocabile i principi e i valori della nostra tradizione culturale a partire dal rispetto della persona umana”. Per Menna e Verrengia il Congresso sara’ ”non solo, dunque, un momento di riflessione per l’associazione ma un luogo che andra’ oltre l’autoreferenzialita’ e si porra’ come soggetto attivo nel dibattito politico intorno all’Europa e agli Enti locali”. ”Si affrontera’ con passione – assicurano – anche il tema del federalismo interno e della necessita’ della semplificazione istituzionale e lo si fara’ tenendo conto di un assunto fondamentale: uniti si e’ piu’ forti ed ecco perche’ nella nostra azione politica e culturale – aggiungono Menna e Verrengia – stiamo lavorando ad un rinnovato rapporto di collaborazione con le altre Associazioni dei poteri locali e regionali: Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Upi (Unione delle province d’Italia), Legautonomie, Uncem (Unione nazionale comuni, comunita’ ed enti montani)”. L’Aiccre inoltre conferma ”l’esigenza di uno stretto rapporto con le Organizzazioni federaliste, Mfe (Movimento federalista europeo), Cime (Consiglio italiano del movimento europeo), Aede (Associazione europea degli insegnanti), Cife (Centro italiano di formazione europea), necessario per rendere piu’ efficace e sinergica l’azione per la costruzione di una Unione europea su basi federali che ciascuno di questi soggetti esercita nel proprio ambito”. ”C’e’ grande fermento – concludono Menna e Verrengia – e tanta volonta’ da parte nostra di contribuire a dare slancio all’azione dei poteri locali e regionali nell’ambito dell’Europa unita affinche’ tutte le risorse economiche, sociali, culturali possano esplicarsi appieno per il superamento della crisi economica, finanziaria, politica ma anche identitaria che viviamo”. res-map/mcc/rob Tratto da www.asca.it Per approfondimenti sul federalismo europeo partendodall’azione dei poteri locali:Documento_politico AICCRE |
Tags: AICCRE, costituzione europea, Crisi Europa, democrazia, Federalismo Europeo, stati uniti europei, Trattato di Lisbona, Unione Europea, Unione Europea Wiki
1. Il federalismo fiscale è la traduzione in termini finanziari di un sistema istituzionale federale di governo. Un governo federale è un insieme di governi indipendenti e coordinati: ogni livello di governo, nell’esercizio delle sue funzioni, non è subordinato agli altri, ma si coordina con essi. L’autonomia finanziaria dei diversi livelli di governo è garantita dalla Costituzione e dall’equilibrio tra poteri che sono l’espressione di ambiti territoriali differenti rappresentati in rami distinti di assemblee parlamentari bicamerali. La legge di bilancio, la politica di perequazione ed eventuali interventi sulla fiscalità, modificativi dei flussi finanziari a favore di un livello di governo a scapito degli altri, vengono approvati, come nel caso del federalismo cooperativo, nel corso di una riunione congiunta delle camere che rappresentano tutti i livelli di governo interessati e non uno solo.
2. Il federalismo fiscale è lo strumento attraverso cui una comunità politica federale intende perseguire l’obiettivo della solidarietà e della massimizzazione del bene pubblico dei suoi cittadini. Esso supera il limite fondamentale di una struttura di governo centralizzata che, garantendo un livello uniforme di prestazioni su tutto il territorio, non tiene conto della diversità del sistema di preferenze che caratterizza ciascuna comunità regionale. Con l’offerta di beni pubblici, i cui benefici si estendono in un ambito territoriale definito, affidata all’ente responsabile del governo di quell’area, esso fornisce i servizi nella quantità e nella qualità richiesta dai cittadini che ne usufruiscono. La massimizzazione del benessere è così garantita in misura appropriata in quanto ciascun ente è indotto a fornire la combinazione di beni pubblici e beni privati che meglio risponde alle preferenze dei suoi cittadini. Poiché la combinazione prescelta da un singolo ente non corrisponderà necessariamente a quella ritenuta ottimale dagli altri enti del medesimo livello, la struttura federale di offerta di beni pubblici consentirà così un miglior adeguamento alle preferenze individuali rispetto ad una struttura centralizzata. Oggi, l’articolazione dell’offerta di beni pubblici deve includere anche il livello europeo, cui deve competere l’offerta esclusiva di beni di cui beneficiano i cittadini europei, come ad esempio la politica estera e di sicurezza.
3. Quasi nulla di tutto questo si sta verificando in Italia con quella che viene correntemente chiamata “l’attuazione del federalismo fiscale”. La realizzazione di quanto previsto al Titolo V riformato della Costituzione italiana non avviene con la partecipazione dei diversi livelli di governo di un sistema federale che ancora non esiste, in quanto non sono previsti né un Senato delle regioni a livello nazionale, né una Camera delle autonomie locali a livello regionale. Il processo in corso in Italia non avviene quindi con la partecipazione dei diversi livelli di governo in cui si dovrebbe articolare un sistema federale di governo, bensì sotto la spinta di un partito politico sensibile alle istanze dell’autonomia regionale, a cui si contrappongono altri partiti più sensibili ad istanze centralistiche. In secondo luogo, il modo in cui si sta procedendo all’attuazione dell’incompleto Titolo V della Costituzione avviene secondo una procedura che vede protagonista il solo livello superiore di governo, da cui provengono provvedimenti legislativi oggi favorevoli all’attribuzione di maggiore autonomia fiscale ai livelli inferiori di governo, ma che, in assenza di istituzioni interessate alla difesa di una equilibrata distribuzione del potere tra diversi livelli territoriali di governo, possono venire ribaltati in seguito all’emergere di un contesto politico ed economico diverso e meno favorevole. Pertanto, l’operazione in atto in Italia può al massimo definirsi di “decentramento fiscale”, ma non di realizzazione del “federalismo fiscale”. Ne costituisce una prova ulteriore la clausola, ripetuta nei provvedimenti approvati o in corso di approvazione, secondo cui l’obiettivo è quello di “mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente”. Pertanto, se i cittadini di una o più comunità regionali che appartengono alla medesima comunità politica federale fossero, in ipotesi, favorevoli all’aumento della pressione fiscale per godere della fornitura di migliori beni e servizi pubblici, riducendo la capacità di acquisto di beni privati, potrebbero farlo solo a scapito delle imposte versate al livello superiore di governo, oppure dovrebbero rinunciarvi in nome della subordinazione a quest’ultimo. In entrambi i casi, ci si troverebbe di fronte alla negazione del federalismo e del principio di sussidiarietà richiamato dal Trattato – costituzione di Lisbona.
4. Ma l’Italia, oltre ad essere impegnata nella politica di “decentramento fiscale”, con il Trattato – costituzione di Lisbona si trova impegnata anche nella difesa dell’euro e nel portare a compimento l’obiettivo dell’unificazione politica europea. L’Italia è il primo paese, di cui si abbia conoscenza, con un debito pubblico pari a circa il 120% del Prodotto Interno Lordo e del cui rimborso è responsabile unicamente il livello superiore di governo, intento in un vasto processo di decentramento del gettito fiscale. In base all’esperienza più recente, quei paesi che hanno esteso a nuovi Stati membri il meccanismo federale (Germania), o che sono passati da un sistema istituzionale centralizzato ad uno federale (Brasile) hanno visto aumentare la spesa pubblica locale. In secondo luogo, oltre all’ammonimento di Wheare (“Il federalismo è un sistema dispendioso, tanto che sorge sempre il problema se l’indipendenza che esso offre controbilanci il prezzo a cui la si deve pagare”), occorre tenere presente che, nel caso specifico dell’Italia, ad oggi la spesa pubblica dei livelli inferiori di governo si sviluppa più velocemente di quella del livello superiore. Ciò significa che nell’attuale contesto di forte instabilità finanziaria che sta interessando il mondo industrializzato ed in particolare l’area dell’euro, l’Italia rischia di essere coinvolta in un’improvvisa e grave crisi finanziaria. Non bisogna, infatti, sottovalutare il fatto che, a regime, il decentramento in atto comporterà una riduzione di circa il 50% del gettito fiscale a garanzia del debito pubblico che continuerà a far capo al solo governo centrale. Poiché, come ricordava il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, il governo dell’economia è soggetto al voto di un doppio elettorato, quello dei cittadini e quello del mercato, è verosimile attendersi che quest’ultimo sanzionerà gravemente il debito dell’Italia.
5. Per queste ragioni, i federalisti, convinti che l’Italia debba procedere risolutamente verso l’obiettivo di un’Italia federale in un’Europa federale, ribadiscono la necessità dell’avvio di un governo di unità costituzionale che abbia come obiettivi:
– il completamento della riforma del Titolo V della Costituzione, con l’istituzione di un Senato delle regioni e, a livello regionale, di una Camera regionale delle autonomie locali, in modo che ciascun livello di governo sia responsabile di fronte ai propri cittadini dell’approvazione della legge di bilancio e della politica di perequazione di competenza;
– l’impegno a portare il debito pubblico sotto il 100% del PIL nell’arco di cinque anni come premessa all’inserimento nella Costituzione e negli Statuti regionali di un vincolo massimo all’indebitamento pubblico nel pieno rispetto dei vincoli del Patto europeo di Stabilità e Sviluppo;
– l’accorpamento degli enti locali – come fece la Germania nel corso delle riforme organizzative degli anni ’60 e ‘70, quando ridusse il numero di Comuni da circa 20.000 a 10.000 e come ha fatto la Grecia nel 2010, che ha ridotto il numero di Province e prefetture da 76 a 13 ed il numero di Comuni da 1.034 a 325 -, come parziale contributo alla riduzione della spesa pubblica;
– l’avvio di una cooperazione strutturata europea nel settore della politica di sicurezza, riducendo così la spesa pubblica nazionale nel settore della difesa;
– la completa attuazione di quanto previsto dal Trattato di Lisbona, anche con il ricorso allo strumento delle cooperazioni rafforzate, per quanto riguarda l’attuazione di una politica industriale europea nei settori dell’industria avanzata, dell’energia e della ricerca, al fine di sostenerne la produttività e la crescita;
– il potenziamento del bilancio europeo, con l’introduzione di un’imposta europea ed il ricorso agli “Union bonds”, come condizione necessaria per l’estensione a livello europeo dei principi del federalismo fiscale e l’avvio di un piano europeo di sviluppo sostenibile.
Tags: democrazia, Federalismo, Federalismo Europeo, Trattato di Lisbona, Unione Europea
OdG “Noi popolo europeo. Con il Parlamento europeo. Verso gli Stati Uniti d’Europa” adottato congiuntamente con l’Assemblea pre congressuale del MFE Genova
Noi Popolo europeo
Con il Parlamento europeo
Verso la Federazione europea
Con il Parlamento europeo per gli Stati Uniti d’Europa
Il XXV Congresso del Movimento Federalista Europeo sottolinea il bivio di fronte al quale si trovano i cittadini europei: da un lato, la chiusura identitaria e nazionalista che porta alla inevitabile decadenza della civiltà europea; dall’altro, l’apertura cosmopolita e federalista che conduce al progetto dell’Europa ‘libera e unita’ indicata settant’anni fa nel Manifesto di Ventotene.
Nonostante la crisi economica, sociale e ambientale i governi europei si illudono di mantenere il controllo delle politiche economiche, fiscali e di bilancio a livello nazionale e dimostrano una mancanza di volontà politica di proseguire sulla strada della creazione di un governo federale europeo. Rappresentano, in ultima istanza, l’ostacolo al completamento del processo di unificazione politica dell’Europa.
Per superare il freno rappresentato dall’azione dei governi, a partire dal direttorio tedesco-francese, è fondamentale il ruolo del Parlamento europeo, unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini, per avviare l’iniziativa costituente sulla base di un progetto di riforma del Trattato di Lisbona che preveda fra l’altro l’abolizione generalizzata dell’unanimità nel Consiglio, la trasformazione della Commissione in un vero governo responsabile di fronte al Parlamento Europeo, l’istituzione di una fiscalità europea, forze di sicurezza europee e la ratifica a maggioranza delle modifiche ai trattati.
L’obiettivo di breve termine deve essere quello della trasformazione della attuale ‘governance‘ economica, incardinata nel Consiglio, in un “governo economico europeo” incardinato nella Commissione, responsabile di fronte al Parlamento, facendo perno sull’avanguardia di stati già riconosciuta dal Trattato di Lisbona, il cosidetto Eurogruppo. Ciò consentirà di aprire, in vista delle elezioni del 2014, una battaglia per la nascita di un vero governo politico dell’Unione, che nasca dal voto dei cittadini europei, e che risponda al Parlamento.
Inoltre, senza la partecipazione attiva del popolo europeo alla costruzione di uno spazio pubblico di dimensioni continentali non si potranno vincere le resistenze per giungere ad una Unione federale europea. In questo spirito si colloca la richiesta dei federalisti europei di sottoporre la futura costituzione federale ad un referendum europeo confermativo.
Compito prioritario del Movimento Federalista Europeo è la costruzione di una “rete sopranazionale” per gli Stati Uniti d’Europa costituita dalla diverse espressioni del popolo europeo che condividono l’obiettivo della Campagna per la Federazione europea.
La mobilitazione del popolo europeo e la costruzione della rete sopranazionale può avvenire attorno ad un “programma di governo per l’Europa”, programma che affronti i temi urgenti del debito, dello sviluppo compatibile e della crisi sociale ed occupazionale.
Per invertire la tendenza di un crescente euroscetticismo e di un risorgente nazionalismo occorre infine far leva sulla forza trainante costituita dal conferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea di un valore giuridicamente vincolante. L’attuazione piena dei diritti della Carta può divenire il motore della mobilitazione per una piena ed autentica cittadinanza europea.
A tal fine è necessario rilanciare la prospettiva di trattamenti sociali minimi comuni ed omogenei nell’intera Unione, quali il reddito minimo garantito e la cittadinanza europea di residenza, capaci di evitare alla radice il pericolo di dumping sociale tra stati, per dare sostanza ed effettività alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Tale Campagna per la Federazione europea troverà nelle ‘Convenzioni dei cittadini europei’ lo strumento più idoneo per attivare una nuova ampia alleanza delle forze democratiche, sociali e sindacali della società civile (il cosiddetto ‘movimento dal basso’) e dei partiti europei e per facilitare la creazione di coalizioni costituenti ai fini della ‘Iniziativa dei Cittadini Europei’ la cui presentazione potrà avvenire a partire dal 25 marzo 2012.
Tags: Cittadinanza europea, Crisi Europa, Diritti collettivi, Federalismo Europeo, Manifesto di Ventotene, movimento federalista europeo, parlamento europeo, stati uniti europei, Trattato di Lisbona, Unione Europea, Unione Europea Wiki
Il Movimento federalista europeo saluta con soddisfazione la decisione di un grande quotidiano come il ”Corriere della Sera” di inserire il Manifesto di Ventotene tra i ”Classici del Pensiero libero”.
Era il 1941 quando uno sparuto gruppo di confinati antifascisti decise di scrivere il documento Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto. Quel documento e’ diventato il testo forse piu’ simbolico, profetico e innovativo della Resistenza italiana ed europea. Oggi lo conosciamo come Manifesto di Ventotene.
I due autori , Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, provenivano da storie ed esperienze diverse. Giovane comunista Altiero Spinelli, che nei dieci anni di carcere aveva maturato la decisione di allontanarsi dal partito comunista, dal quale fu espulso nel 1938. Un simbolo per l’antifascismo democratico Ernesto Rossi, figlio spirituale di Gaetano Salvemini, allievo di Luigi Einaudi, fondatore con Riccardo Bauer e Ferruccio Parri della colonna italiana di ”Giustizia e Liberta”’. I due, insieme con Eugenio Colorni che scrisse poi la Prefazione del Manifesto, scelsero la strada difficile dell’anticonformismo intellettuale, cominciando a riflettere sulla situazione internazionale, sulle caratteristiche del totalitarismo, sulla storia europea in un periodo in cui il nazifascismo sembrava stesse vincendo la guerra.
Essi abbandonano il sistema tolemaico degli stati nazionali sovrani. Invece di accettare come normale cio’ che la storia d’Europa offriva quale forma ‘naturale’ di organizzazione delle nazioni europee, scelgono la via copernicana: osservare il sistema dall’esterno, trovarlo limitato, proporre una soluzione diversa. Per i federalisti di Ventotene, lo stato nazionale sovrano e’ giunto a una svolta tragica: ha fallito il suo compito storico di tutelare e proteggere la vita dei suoi cittadini, si e’ trasformato in un moloch avido di conquiste e sterile politicamente e idealmente. L’unico modo per conservare la civilta’ europea, che pure si e’ sviluppata grazie allo stato nazionale, e’ che lo stato ceda una parte della sua sovranita’, quella relativa alla difesa, alle relazioni esterne, alla politica economica e alla moneta, e accetti di diventare parte di una federazione continentale.
Quell’idea, accolta con diffidenza e scetticismo da quasi tutte le forze antifasciste (fecero eccezione il Partito d’Azione e alcuni settori della nascente Democrazia Cristiana) ha continuato per tutti gli anni del secondo dopoguerra ad animare il dibattito culturale e politico, non solo italiano.
E’ grazie ai federalisti se l’Italia ha saputo giocare nel corso degli anni Cinquanta un ruolo di guida e di proposta in seno al gruppo dei Sei Paesi fondatori; e’ ancora grazie a Spinelli ed ai federalisti se il dibattito sulla riforma delle istituzioni comunitarie avviato dal Parlamento europeo nel corso degli anni Ottanta si e’ incentrato su parole d’ordine federaliste e su concetti, come la sussidiarieta’, che assumono un significato nuovo quando interpretati alla luce del federalismo europeo.
Il Manifesto di Ventotene puo’ essere interpretato e inteso come un libro dei sogni, ma certo molte delle sue intuizioni oggi sono diventate un’opzione nello sviluppo dell’Unione europea.
Il Manifesto ha 70 anni, ma non ha perso nulla della sua attualita’ e del suo peso come ideale promemoria per l’Europa del terzo millennio, perche’ – come amava dire Spinelli – ”la forza dell’idea europea sta nella capacita’ di risorgere dalle sue ceneri”.
Lo dimostra anche la recente nascita di un ”Gruppo Spinelli” ad opera di alcuni leader del Parlamento europeo come Daniel Cohn Bendit e Guy Verhofstadt e di altre importanti personalita’ come Ulrich Beck ed Amartya Sen.
A cura dell’Ufficio stampa del Movimento Federalista Europeo
0039.347.0359693
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Tags: Altiero Spinelli, Coccodrillo, Europa, Federalismo Europeo, Gruppo Spinelli, Manifesto di Ventotene, Spinelli Group
Riportiamo di seguito la mozione di politica generale presentata dal Segretario e dal Presidente
Il XXV Congresso del Movimento Federalista Europeo, riunito a Gorizia l’11 – 12 – 13 marzo 2011,
ricorda
– che settant’anni fa a Ventotene fu redatto il Manifesto per un’Europa libera e unita, in cui si affermava che la linea di divisione tra conservazione e progresso passa tra nazionalismo e federalismo;
– che il Movimento federalista europeo fu fondato per affermare la priorità dell’obiettivo federalista in Europa e nel mondo;
– che l’obiettivo indicato nel Manifesto di Ventotene resta tuttora attuale e continua a ispirare l’azione del MFE.
Riafferma
Constata
Ribadisce
In questa ottica, considerando la sfida che maggiormente incombe oggi sull’Europa, cioè la crisi economica e finanziaria, dal cui esito dipende in gran parte il futuro degli europei, il Congresso del MFE rileva
sottolinea la contraddittoria azione dei governi
Constata
Pertanto il MFE ribadisce il proprio sostegno a tutte quelle iniziative che sono rivolte ad accrescere la solidarietà tra i paesi membri, a rafforzare il quadro di integrazione a livello europeo e a impedirne la disgregazione, a decidere con il voto non solo i rappresentanti nel Parlamento europeo, ma anche i responsabili del governo dell’Unione europea, a partire dall’elezione del Presidente della Commissione, quali
a) l’evoluzione del patto di stabilità nella direzione di un coordinamento vincolante delle politiche di bilancio degli Stati membri dell’Eurozona, intesa come sviluppo dell’iniziativa in corso del “semestre europeo di bilancio”;
b) il rafforzamento del “Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria”, varato dai paesi dell’euro nel momento più acuto della crisi greca, e la sua evoluzione in un’Agenzia federale del debito, per assicurare il rigore nella gestione delle finanze pubbliche e per consentire agli Stati indebitati di ottenere prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato;
c) l’emissione di Union Bonds per finanziare infrastrutture ed altri investimenti di interesse comune europeo e che potrebbero essere garantiti istituendo risorse proprie dell’Unione ed in particolare la carbon tax per finanziare la ricerca e la riconversione ecologica dell’economia europea;
d) l’apertura di un dibattito sulla natura e la consistenza del bilancio dell’UE, promuovendo un’Assise dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo;
e) il rafforzamento e l’ampliamento dei compiti delle istituzioni dell’Eurogruppo;
f) la rappresentanza unica europea in seno al FMI per consentire ai paesi dell’Eurogruppo di partecipare alla riforma del sistema monetario internazionale e per promuovere il passaggio da un sistema dominato dal dollaro a un sistema multilaterale fondato su un paniere di monete – che includa anche le monete dei principali paesi emergenti –, inteso come tappa verso una moneta di riserva mondiale;
un’iniziativa rivolta ai parlamentari europei e nazionali (a partire da quelli appartenenti ai paesi dell’Eurogruppo) per porre al centro della loro agenda politica il problema dell’unione politica europea.
Ribadisce
a) il veto di uno o più Stati non potrà impedire che la Convenzione possa riunirsi e prendere le proprie decisioni
Riafferma perciò la volontà di sviluppare la campagna per la Federazione europea, e impegna i suoi organi e le sezioni
Tags: Crisi Europa, democrazia, Europa, Federalismo Europeo, Manifesto di Ventotene, movimento federalista europeo
PREAMBOLO
Il Movimento Federalista Europeo riafferma l’attualità delle idee e degli obiettivi del Manifesto di Ventotene a settanta anni dalla sua scrittura (1941 – 2011). Oggi però il MFE è chiamato ad innovare le sue modalità di azione, anche attraverso l’utilizzo dei nuovi media e di nuove forme di partecipazione, dando spazio ad una terza generazione di militanti alla guida del movimento al fine di renderlo all’altezza delle sfide del terzo millennio.
In un mondo dominato dalla politica nazionale, spesso povera di visioni lungimiranti, il MFE deve aprirsi alle migliori forze sociali, economiche e culturali per rilanciare nell’opinione pubblica la battaglia per la Federazione europea, grazie anche alla promozione nella società civile di una nuova Alleanza tra le forze federaliste europee, che sia vitale e riconoscibile nel complesso contesto della società del XXI secolo.
Per far ciò il MFE non esiterà a schierarsi con tutte quelle iniziative che risponderanno alla storica necessità della creazione di una Costituzione federale e di un Governo europeo con un proprio specifico programma. A tal fine i federalisti porranno il Parlamento europeo e tutti quei poteri costituendi che vedano coinvolti direttamente i cittadini europei come principali punti di riferimento per la loro azione politica, anche attraverso: la promozione di iniziative aperte come “Le Convenzioni dei cittadini europei” e “Il Movimento dei movimenti”; supportando l’azione del “Gruppo Spinelli” e l’obiettivo dell’Italia europea; incentivando la formazione politica europea delle nuove generazioni, una politica di sviluppo economico, sociale e ambientale in Europa nel contesto della terza rivoluzione industriale attualmente in corso.
In definitiva, solo con l’apertura del Movimento Federalista Europeo all’incontro con diversi soggetti e il massimo coinvolgimento possibile dei cittadini europei, la “Campagna per la Federazione europea” potrà avere successo, visto che, come in passato, anche durante il terzo millennio l’Europa non cadrà dal cielo.
Il Comitato interregionale promotore del “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative comuni per la Federazione europea?” (Pescara, 29 e 30 gennaio 2011):
Paolo ACUNZO, Vice Segretario nazionale MFE
Eliana CAPRETTI, Segretario MFE – Campania
Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio
Liliana DIGIACOMO, Segretario MFE – Puglia
Damiana GUARASCIO, Presidente MFE – Abruzzo
Lamberto ZANETTI, Segretario MFE – Emilia Romagna
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Il 29 e 30 gennaio 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano a Pescara il “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative per la Federazione europea?” promosso dai centri regionali del MFE di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia.
Dopo la presentazione dei lavori di Paolo ACUNZO sullo spirito dell’iniziativa e la formula dei lavori, ha aperto le relazioni Guido MONTANI proponendo un Piano E per l’Unione Federale europea e poi in successione: On. Sandro GOZI ha lanciato l’idea di un Network italiano del Gruppo Spinelli, per creare una rete italiana delle azioni previste dal gruppo a livello europeo. I trenta promotori che hanno raccolto l’invito al network si riuniranno insieme agli altri che vorranno aderire (scrivere a gruppospinelli@hotmail.it ) nelle prossime settimane per organizzare le proprie attività (interventi di Grossi, Gui, Palea, Cagiano, Marsili e Acunzo); Roberto PALEA ha illustrato le attività svolte in Piemonte dal Movimento dei Movimenti; Francesco GUI, riprendendo i temi presentati da alcuni amici federalisti in una lettera a Bersani, ha lanciato una proposta verso i partiti politici italiani per raggiungere l’obiettivo dell’Italia europea (interventi di Acunzo, Gozi, Musacchio, Palea, Orioli, Caloisi e Visone); Grazia BORGNA è intervenuta sui temi del modello sociale europeo e la protezione del lavoro in Europa (interventi di Sorti, Minneti, Musacchio, Di Bella, Gui e Longo); Piergiorgio GROSSI si è soffermato sui diversi aspetti e le varie iniziative in corso riguardo il reddito minimo garantito (interventi di Barbati, Pietrosanti, Gui, La Rocca , Sorti, Montani e Visone); On. Roberto MUSACCHIO ha invitato i federalisti europei ad aderire all’osservatorio europeo che nasce da una costola del European Social Forum (interventi di Borgna, Acunzo e Gui); Lorenzo MARSILI ha esposto le iniziative del TrasnEuropa Network e Festival, invitando i federalisti a parteciparvi; Jacopo BARBATI ha parlato dell’azione della JEF nel mondo della politica (Montani) e la prima giornata di lavoro si è conclusa con la relazione di Lamberto ZANETTI sul debito ecologico tra nord e sud del mondo. La serata si è conclusa a tarda notte dopo la cena, musica, balli e scambio di opinioni su diversi temi tra i partecipanti.
I lavori della seconda giornata sono stati aperti dalla relazione di Pierluigi SORTI sulla coerenza tra i sistemi contabili nazionali e il bilancio europeo; Paolo ORIOLI ha proposto una formula delle primarie in Europa per la scelta dei candidati alle prossime elezioni europee (interventi di Sorti e Acunzo); PierVirgilio DASTOLI ha fatto un bilancio e proposto modalità per le prossime programmate convenzioni dei cittadini europei (interventi di Palea, Longo e Orioli); Maurizio GUBBIOTTI ha invitato i federalisti ad aderire ad alcune campagne sui cambiamento climatici (interventi di Palea, Minneti, Lepri, Digiacomo e Zanetti); Liliana DIGIACOMO ha esposto le ragioni per cui i federalisti dovrebbero occuparsi della terza rivoluzione industriale attualmente in corso (interventi di Palea, Sorti e Zanetti); Michele BALLERIN ha proposto un piano europeo per lo sviluppo e forum dei dipartimenti europei dei vari partiti (Gui, Caloisi e Zanetti); Stefano PIETROSANTI ha presentato un progetto per una scuola di politica europea che potrebbe coinvolgere anche il forum nazionale dei giovani; Raimondo CAGIANO ha sottolineato l’importanza della formazione europea per la creazione di una reale cittadinanza; Alcide SCARABINO ha presentato alcune richieste specifiche di diritti civili europei su cui i federalisti potrebbero impegnarsi; Antonio LONGO ha chiuso le relazioni con i punti che potrebbe avere un programma di governo per l’Europa (Pietrosanti).
Nelle conclusioni Paolo ACUNZO ha ringraziato tutti i partecipanti per i preziosi contributi, si è rallegrato per il successo della formula e le iniziative prese. Infine a nome del Comitato promotore ha presentato il testo del cosidetto “Preambolo di Pescara” dando seguito all’invito di Presidente e Segretario nazionale di suggerire integrazioni da recepire nella mozione congressuale.
Tutti i documenti, le relazioni scritte degli interventi e a breve le registrazioni di tutti gli interventi sono disponibili su www.mferoma.eu
Il Comitato promotore si augura che il testo qui allegato possa essere recepito integralmente quale preambolo nella proposta di mozione generale unitaria da presentare al prossimo congresso nazionale MFE di Gorizia e invita altri iscritti ad aderire a tale preambolo.
Saluti federalisti
Paolo Acunzo
http://mferoma.wordpress.com/2011/02/03/federalismo-europeo-2/
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