Appello alla mobilitazione dei cittadini europei per la Grecia e per l’Europa il 9 giugno 2012.
Noi vogliamo che la Grecia resti nell’Eurozona.
Noi cittadini e cittadine d’Europa, impegnati in movimenti, forze sociali e partiti progressisti ci opponiamo al sacrificio della democrazia e della partecipazione dei popoli alle decisioni che li riguardano in nome della necessità di rassicurare i “mercati”. Siamo solidali con coloro che in Grecia, come in molti altri paesi europei, vedono il loro futuro con angoscia e si sentono indifesi di fronte ad una crisi che pare senza prospettive. Al tempo stesso pensiamo che sia possibile ritrovare la strada della solidarietà e della coesione europea definendo un percorso realistico di uscita dalla crisi, non solo per la Grecia ma per tutta l’UE.
È un’illusione pensare che “Grexit” possa salvare l’euro e l’UE. Lo stesso vale per le draconiane misure di taglio indiscriminato della spesa pubblica, dove investimenti, spesa sociale, sprechi e malgoverno sono messi tutti sullo stesso piano, con effetti devastanti sulla vita di milioni di europei e sulle loro aspettative per il futuro.
Alla paura del futuro occorre sostituire la coesione e la democrazia sovranazionale. Il popolo greco è la prima vittima del malgoverno e della corruzione di molti politici ed attori economici, oltreché della mancanza di un vero governo europeo. Ma per porre davvero un rimedio a questo grave avvitamento, occorre che l’UE giochi una parte ben diversa rispetto a quella proposta dal duo Merkozy, dal FMI e dalla Commissione. L’UE deve scegliere se affossare se stessa e tornare a un’epoca rischiosa dei tutti contro tutti o rilanciare il progetto di un’Unione federale a partire da un governo democratico europeo, con un bilancio corrispondente alle sue ambizioni, che possa emettere eurobonds e sia responsabile di fronte al Parlamento.
Il primo, fondamentale banco di prova è cosa verrà fatto per e con la Grecia in questo delicato periodo prima delle elezioni del 17 giugno. Sta anche all’UE e ai suoi Stati membri dare un segnale positivo, subito.
La battaglia verte oggi intorno al Memorandum sottoscritto dal Governo greco, dall’UE e dal FMI. Siamo convinti che l’imposizione pura e semplice, nei termini previsti, del Memorandum così com’è, sia inaccettabile e controproducente.
Chiediamo allora che le istituzioni europee, in primo luogo, si attivino per:
1. riaprire la discussione sui punti più socialmente devastanti del Memorandum stesso;
2. definire scadenze realistiche e fattibili per la messa in atto delle riforme necessarie che non possono però continuare a scardinare lo Stato sociale, lasciando inalterate le spese militari e i privilegi della Chiesa e non ripartendone equamente i costi.
3. Lanciare subito un piano di aiuti economici e finanziari per la Grecia, basato non sui soliti progetti di infrastrutture faraonici e fallimentari , ma su un Green New Deal che descriva un percorso centrato sulla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, sulla riconversione ecologica della Grecia, ma anche su una dura battaglia alla corruzione e un uso efficace dei Fondi europei. Occorrono poi garanzie europee per permettere di congelare tutti i programmi di armamento, e un deciso sostegno dell’UE per ottenere dati dettagliati sui depositi greci nelle banche svizzere e di altri paesi.
Ma non basta “salvare” la Grecia. E’ l’intero progetto dell’UE che oggi è a rischio, ferito dall’ideologia neo-liberista, dall’egoismo dei governi nazionali e dall’illusione che per riportare la fiducia sia necessario smantellare lo Stato sociale e ricostruire le frontiere. Questa ricetta, imposta non solo alla Grecia, ma anche a numerosi altri paesi dell’Europa meridionale e orientale, non funziona.
Per superare la crisi occorrono due azioni parallele.
La prima che superi la logica repressiva del “Fiscal Compact” e lo renda del tutto inoperante, attraverso il lancio, a partire dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, di una nuova serie di misure che ri-orientino le risorse europee verso un piano europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile – finanziato con la tassa sulle transazioni finanziarie, con la carbon tax e con project bonds. In secondo luogo, dobbiamo fare pace con la democrazia e organizzare, in vista delle elezioni europee del 2014, una mobilitazione per un’Assemblea costituente, con il compito di redigere una Costituzione federale da sottoporre al giudizio dei cittadini europei tramite un referendum pan-europeo.
Non possiamo lasciare la responsabilità nelle sole mani dei governi e della Commissione europea. Il Parlamento Europeo deve riprendere l’iniziativa lanciando un urgente dibattito pubblico intorno a concrete proposte di nuove leggi per affrontare la crisi e avviando un nuovo processo costituente.
E’ ora di agire. Non c’è più tempo da perdere.
Europa, 31 maggio 2012
Aderisci all’appello alla mobilitazione dei cittadini europei per la Grecia e per l’Europa il 9
giugno 2012. Organizza un evento (flash mob, sit-in, pic-nic ecc.) nella tua città.
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