Nel dibattito al Senato che ha seguito le comunicazioni del Presidente Draghi in vista del Consiglio Europeo del 25/26 marzo, il senatore Tommaso Nannicini, membro dell’Intergruppo federalista al Senato della Repubblica e iscritto MFE Roma, ha chiesto che l’Italia evidenzi ai partner europei la necessità di procedere verso un’Unione più integrata fino alla costruzione di una sovranità europea:
Grazie Presidente,
Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi,
Signor Presidente del Consiglio, membri del governo,
il prossimo Consiglio Europeo riveste un’importanza fondamentale per le cittadine e i cittadini europei stremati e angosciati dalla pandemia e dagli effetti economici e sociali che produce.
L’Unione Europea, rispetto alla crisi finanziaria del 2008 e alla successiva crisi del debito sovrano, quando sbagliammo tempi e modi di risposta a quella duplice crisi, ha dimostrato di esserci, mettendo in campo una risposta forte e coordinata. Ma non possiamo distrarci. Non possono esserci ritardi nell’attuazione di quella risposta.
Vaccini sicuri, efficaci e rapidamente accessibili sono la migliore risposta non solo all’emergenza sanitaria, ma alla recessione e alla crisi occupazionale. È importante che dal prossimo Consiglio escano scelte che rassicurino le cittadine e i cittadini europei del fatto che, grazie al coordinamento europeo, tutti gli stati membri potranno procedere speditamente con i piani vaccinali.
Ma uscire dalla crisi con un’Europa più forte e più giusta — e di conseguenza con un’Italia più forte e più giusta — non dipende solo dai vaccini. Dovremo realizzare, impostandolo già oggi, un salto di qualità nella costruzione europea.
Presidente Draghi, nel suo discorso di insediamento, lei ha detto che “sostenere questo governo significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”. Parole chiare. Nessuno meglio di lei può sapere i limiti di lasciare da sola la politica monetaria nelle risposte alle crisi. Non si tratta di “cedere sovranità”, come troppe volte abbiamo detto nella nostra retorica, ma di costruire una “nuova sovranità” laddove una sovranità non c’è, laddove gli stati europei da soli non sono in grado di rispondere alle sfide globali che abbiamo di fronte.
È chiaro che tutte le decisioni richieste da un passaggio storico di questo tipo non saranno discusse nel prossimo Consiglio. Ma è importante che fin da ora il governo italiano faccia capire tre cose.
La prima. Che Next Generation EU non è solo la giusta risposta all’emergenza pandemica, ma l’embrione di una possibile futura Unione fiscale, di strumenti di debito e tassazione comuni che permettano di arrivare a un bilancio europeo più forte e a una vera politica fiscale europea che complementi quella monetaria.
La seconda. Che serve una revisione sostanziale del Patto di stabilità e crescita, prima della sua reintroduzione nel 2023, che tenga conto delle conseguenze della pandemia e affianchi alle regole di bilancio criteri di sostenibilità ambientale e sociale, per favorire una crescita sostenuta, sostenibile e inclusiva.
La terza. Che la transizione digitale ed ecologica delle nostre economie non sarà sostenibile se non si ripenseranno gli strumenti di tassazione delle multinazionali, non solo digitali, facendo fare un passo in avanti decisivo allo schema Beps dell’Ocse contro l’elusione fiscale internazionale. E chiedendo scelte coerenti ai nostri partner. È un segnale bellissimo che Biden partecipi a una parte del prossimo Consiglio, rilanciando una nuova stagione di multilateralismo, già inaugurata con il reingresso degli Stati Uniti negli accordi sul clima.
Ma non basta. L’Unione Europea deve chiedere agli Stati Uniti di aderire immediatamente ai Common Reporting Standard, all’accordo multilaterale per lo scambio di informazioni. Senza scambio reciproco e automatico di informazioni non può esserci un sistema equo di tassazione. Il multilateralismo ha bisogno di scelte concrete, non solo di momenti simbolici.
È il momento di costruire un’Europa che non sia solo un mercato unico e una moneta unica, ma una comunità di destino cementata da nuove forme di sovranità. Abbiamo istituzioni europee, un mercato europeo e una moneta europea. Abbiamo bisogno di una politica di bilancio europea, di una cittadinanza europea radicata in alcuni diritti sociali comuni e di uno spazio politico europeo. Di partiti e sindacati europei. Di una discussione politica che prenda le scelte che ci attendono con testa e cuore sinceramente europei.
Lei è la leadership ideale perché l’Italia e l’Europa raccolgano questa sfida. Sfida che non si può vincere in un giorno. Ma che non può essere rinviata. Chiarendo che l’Italia c’è ed è pronta ad andare avanti con chi ci sta. Dopo il “whatever it takes” abbiamo bisogno di un “whoever it takes”: far capire da subito che esiste un nucleo forte di paesi pronti a fare un salto di qualità nella costruzione europea, senza restare prigionieri di bilanciamenti infiniti e soprattutto di veti incrociati.
È il momento di costruire reti, non di porre veti. Buon lavoro.