Il governo che nasce sotto la guida di Mario Draghi, il terzo nel corso di questa legislatura, dimostra la possibilità che dalla peggiore crisi dal secondo dopoguerra nascano un sistema e una politica in grado di costruire un futuro migliore per il Paese e per il mondo. Questo governo è il frutto della svolta politica dell’Unione europea con il Next Generation EU e dell’impossibilità per l’Italia democratica di rinunciare alla scelta europea; ma è anche la condizione per costruire un’Europa più unita e più forte, in cui gli Stati membri “cedono sovranità nazionale nelle aree definite dalla loro debolezza per acquistare sovranità condivisa”, indispensabile per affrontare le sfide epocali che ci sovrastano.
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Il Governo guidato da Mario Draghi che ha appena ricevuto un’amplissima fiducia dalle due Camere, è il frutto di un percorso in base al quale la crisi provocata dall’emergenza pandemica, insieme alla capacità europea di dare una risposta unitaria forte e solidale, ha portato ad un’assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche italiane, chiamate, nelle parole del Presidente del Consiglio, a “rispondere alle necessità del Paese….. perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza”.
Con questo passaggio l’Italia conferma di essere un laboratorio della politica europea, in grado di incubare le tendenze e l’evoluzione della politica “nella vecchia Europa”. Basta ricordare i fatti. Nel momento della maggiore virulenza delle forze sovraniste, mentre l’Unione europea era dilaniata e paralizzata da tensioni interne, il Parlamento italiano eletto nel marzo del 2018 ha espresso, primo tra i Paesi fondatori, un governo ferocemente anti-europeo, sovranista e orgogliosamente populista, la cui forza distruttiva è stata contenuta solo grazie alla fermezza del Presidente Mattarella; poi, dopo le elezioni europee e l’esito del voto nel Parlamento europeo, si sono riaperti i giochi anche in Italia ed è nato un governo che ha scelto con nettezza l’ancoraggio e l’impegno europei, contribuendo positivamente alla svolta dell’Unione, che sarebbe stata impossibile con un’Italia nazional-populista; infine, di fronte alla ineludibile necessità di riforme profonde del nostro sistema Paese e di costruire l’Italia e l’Europa per le prossime generazioni, questo stesso Parlamento ha avuto la forza di esprimere un governo di unità nazionale che segna il ritorno della convergenza delle forze politiche attorno ad un quadro politico democratico condiviso, irreversibilmente ancorato all’appartenenza all’Unione europea e al suo sviluppo. Si tratta di un passaggio assolutamente indispensabile per l’evoluzione in senso positivo dell’Italia e dell’Europa, che le forze politiche devono ora saper confermare e consolidare.
Il programma presentato alle Camere dal Presidente Draghi è pienamente incentrato sulla consapevolezza del valore della sfida cui è stato chiamato per garantire le nostre prospettive future e, insieme, quelle dell’Unione europea. Per questo Draghi ha sottolineato con forza che, mentre si devono affrontare la risposta alla crisi sanitaria, sociale ed economica e si deve procedere all’elaborazione e attuazione del Recovery Plan – anche per dimostrare che la solidarietà europea funziona, e produce convergenza vera, rafforzando l’area euro e il Mercato europeo –, si deve, insieme, giocare in Europa il ruolo storico che compete alla tradizione dell’Italia quale Paese fondatore. “Senza l’Italia non c’è l’Europa” ha sottolineato Mario Draghi; così come “fuori dall’Europa c’è meno Italia” e “non c’è sovranità nella solitudine”. Al tempo stesso è indispensabile che l’Europa possa agire in modo efficace, e per farlo deve essere solida e unita. Come ricordava Draghi da Presidente della BCE, “l’Euro è irreversibile, ma non indistruttibile”. Per questo, sostenere oggi il governo “significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro” e insieme “condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”.
Draghi sottolinea che è giunto il momento che gli Stati membri “cedano sovranità nazionale nelle aree definite dalla loro debolezza per acquistare sovranità condivisa”. La creazione di un bilancio federale con una capacità fiscale autonoma europea dovrà necessariamente essere il primo passo, sia per creare lo strumento indispensabile per far convergere e stabilizzare l’area euro, sia per rendere possibile la costruzione di quel “vero governo comune” che deve essere l’obiettivo del processo che si va ad aprire in Europa con la Conferenza sul futuro dell’Europa. Spetta ora alle forze politiche che sostengono il governo rendersi conto della posta in gioco ed essere all’altezza degli impegni che hanno assunto rispondendo positivamente all’appello del Presidente Mattarella.