“Proposte dell’Italia europea. Il ruolo della società civile”, tavola rotonda alla Casa Internazionale delle Donne, Roma 9 gennaio 2018

RESOCONTO a cura di Claudia De Martino

Le proposte emerse durante la tavola rotonda sono state molteplici, così come gli spunti di riflessione da proporre ai partiti per l’imminente Convenzione nazionale dei Federalisti europei del prossimo 27 gennaio, ore 10,30-16,30 presso il Centro Congresso Roma Eventi in Via Alibert 5 (vicino Piazza di Spagna, Roma).

Qui di seguito ne riassumiamo alcune sui quali i partecipanti si sono soffermati più specificatamente, anche se con accenti diversi tra i vari relatori, o che hanno ottenuto un consenso trasversale tra gli stessi.

1) chiedere ai partiti di trattare i temi europei con chiarezza, perché sono una priorità nell’agenda politica: soprattutto la questione aperta del rafforzamento del budget europeo e della governance democratica dell’Eurozona;
2) scendere maggiormente in piazza come cittadini con “presidi attivi di cittadinanza” a sostegno dell’Unione Europea, dell’unità politica dell’Europa e dei valori che essa sottintende: ius soli, diritto di cittadinanza,pace, solidarietà;
3) riportare i cittadini al centro del dibattito europeo: proporre e istituire convenzioni di cittadini per la rifondazione dell’Europa, ad iniziare da una profonda riforma dei Trattati oggi vigenti. Sostegno all’iniziativa messa in campo dal Presidente francese Macron a favore di una grande mobilitazione europea per la Costituente;
4) contrastare la preponderanza dell’asse franco-tedesco con maggiore protagonismo e partecipazione di tutti gli Stati e di tutti i cittadini a livello europeo;
5) contrastare l’identificazione negativa dell’Europa come insieme di Stati e di governi che precarizzano i giovani e spostano le frontiere nel cuore dell’Africa nera, impedendo ai molti che vorrebbero raggiungerla per scampare a sopraffazione e morte di raggiungerla;
6) proporre un’ampia e partecipata petizione europea a sostegno del rilancio del pilastro sociale dell’Europa;
7) inserire l’Europa e lo studio del suo processo di integrazione e delle sue istituzioni nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, dalle elementari all’Università;
8) evitare che l’Europa diventi la somma delle crisi dei sistemi politici nazionali e che la sua agenda politica non sia all’altezza delle sfide che ha di fronte: rinegoziare il debito intra-Ue, che va affrontato come un debito interno e non più estero (tra Stati) in una prospettiva inter-governalmentale; affrontare il tema della ripartizione delle quote dei migranti tra Paesi UE e l’apertura regolamentata delle frontiere; promuovere un’economia equa e sostenibile che includa l’introduzione di un reddito europeo di cittadinanza, equilibrando lo scarto attuale tra le diverse protezioni sociali dei Paesi membri; promuovere una vera cittadinanza europea come sfrutto di questi sforzi;
9) Lanciare una grande campagna paneuropea per il contrasto alla povertà, includendo i Paesi dell’Est Europa,con i quali al momento è molto difficile ottenere un coordinamento, soprattutto rispetto a questioni come reddito di cittadinanza, sostegno al reddito, reddito minimo, che pure sono di estrema urgenza. Proporre un reddito minimo di cittadinanza finanziato dai dividendi sul capitale o un reddito minimo condizionato a certe soglie di reddito, in un’ottica di sostenibilità;
10) Contrasto alla corruzione efficace senza promuovere la proliferazione di nuove norme, ma, al contrario, istituendo controlli seri e diffondendo buone prassi;
11) Includere nel concetto di cittadinanza nazionale l’importanza della diversità, così come sancisce il sistema educativo pubblico italiano fondato sullo studio del greco come simbolo di un’eredità linguistica classica che guarda oltre lo Stato nazione;
12) Sostenere la credibilità che il governo italiano e l’Italia come sistema-Paese hanno riacquistato grazie agli sforzi compiuti negli ultimi anni e alle difficili riforme intraprese finora;
13) Lanciare una grande agenda strategica europea, il più possibile condivisa, che includa la riforma del partenariato transatlantico, azioni di peace-keeping nel Mediterraneo, il governo delle migrazioni ed un nuovo rapporto tra Unione Europea ed Africa;
14) Proporre l’Europa alle prossime elezioni non più come un tema di politica estera, ma di politica interna. L’Europa è il discrimine tra le forze sovraniste e quelle sinceramente transnazionali e internazionaliste. Occorre superare le categorie novecentesche di sinistra e destra per comprendere che il verro dibattito politico si è spostato tra chi vuole abbracciare il futuro e creare un’Unione politica sul continente europeo e chi guarda al passato e vuole alzare le barriere nazionali facendo forza sui populismi;
15) Evitare nocive strumentalizzazioni del debito pubblico per limitare le pratiche democratiche di cittadinanza attiva nei singoli Stati dell’UE: contro l’austerità imposta dall’alto, per un maggiore sostegno all’occupazione invece che ossessivo controllo dell’inflazione da parte della BCE;
16) Varo di un sistema universitario paneuropeo, di tipo e su scala federale: l’Università per definizione non ha confini e non può essere costretta ad angusti limiti nazionali. L’Unione Europea per crescere ha bisogno di puntare sulla formazione di una classe dirigente propriamente europea e all’altezza di quella statunitense: un grande sistema di Grandes Ecoles o di ENA trasposto su scala europea;
17) Nomine di rappresentanti politici propriamente transnazionali, promozione di un sistema europeo di tassazione omogeneo in tutti i 27 Paesi, varo di un nuovo programma di Erasmus PRO per l’apprendistato e l’avvio al lavoro all’estero, contrasto europeo alla precarietà sul lavoro;
18) Riforma semi-presidenzialista in Italia per un governo più forte capace di sostenere un confronto paritario in Europa. Le politiche pubbliche europee sono già fortemente progressiste, basti considerare il grande tema della protezione dei consumatori, ma occorre contrastare la fuga dai parametri europei come se essi fossero astratti o troppo ambiziosi, poiché essi sono un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli Stati nazionali;
19) Aprire i seggi lasciati vacanti dalla Gran Bretagna e dalla Brexit alla rappresentanza dei cittadini europei per favorire la riforma dell’UE.