. La situazione politica italiana e europea
Il Congresso di Milano del MFE è stato un buon punto di partenza per l’analisi, che poi i fatti hanno confermato, sulla attuale crisi economica e finanziaria nonché politica del nostro Paese e dell’Unione.
Il presidente Levi ha più volte esortato a un nuovo Deal per l’Eurozona. Nella sua relazione, che qui richiamo e approvo per intero, si legge – come confermato anche nella mozione di politica generale – la necessità di raddoppiare il bilancio dell’UE con finanziamenti autoindotti come la carbon tax e la tassa sulle transazioni finanziarie. A questi si aggiunge il sostegno degli euro project bonds. Ma in Europa il vero discrimine resta tra chi vuole saltare la fase politica integrativa e sostenibile per appoggiarsi sul trasformismo antistorico del nazionalismo. I movimenti europei contro l’Europa unita proliferano e non è stato un caso che in Germania, alle passate elezioni, si siano presentate forze nazionaliste, che però, arginate dal fenomeno Merkel, non hanno ottenuto il successo sperato. Ma parliamo di un caso che sta andando verso una maggiore presenza negli strati sociali più vicini al territorio e più distanti, almeno ora dalle istituzioni. L’Italia ha bisogno di più Europa come l’Europa ha bisogno di più Stati, incluso il nostro Paese. L’euroscetticismo può essere vinto partendo da questa necessità. Il bilancio dell’UE è un grimaldello al servizio della causa federalista, ma non può bastare, come non può bastare pronunciarsi a favore dell’Unione senza pensare a battersi, ovunque, in ogni angolo della vita, per una integrazione maggiore, anche graduale ma efficace. Non bisogna rinunciare e colpire con disprezzo i meccanismi di stabilità come il MES o come l’Europa a 4 basi se nella prospettiva restiamo con gli occhi puntali alla sovranazionalità degli stessi interventi. Come ha affermato Paolo Ponzano, che qui ringrazio per la sua azione di presidente del MFE romano in questi mesi, bisogna creare una “Unione di solidarietà” fissando nella riforma del Trattato di Lisbona il passo decisivo nell’immediato oppure passare senza indugio a un trattato separato come il fiscal compact pur essendo un processo quasi impossibile per le argomentazioni in gioco così’ complesse. Condivido un passaggio, invece, questo sì, che può uniformare l’azione sia in Italia sia in Europa con tutti i partiti e i movimenti che decidono di affrontare la battaglia per una Unione più solida e democratica. Progettare una Europa a gradi, richiamando la famosa formula dei “cerchi concentrici”, senza pregiudizi, approfondire senza indugio l’aspetto istituzionale. Questo infatti è un vulnus dell’azione politica italiana e europea attualmente. Le cancellerie sono molto più impegnate in rinnovamenti amministrativi che attente alle politiche da mettere in campo per salvaguardare il progetto europeo.
La crisi italiana di questi giorni non è passeggera. Va avanti da almeno 2 anni pieni con continui alti e bassi che hanno fatto perdere sempre maggiore credibilità al nostro modo di fare politica. Fabrizio Saccomanni insiste sulla stabilità: «Grazie ai nostri sforzi i conti pubblici dell’Italia sono a posto. Siamo in linea con gli obiettivi e con gli impegni europei. Abbiamo uno 0,1% di Pil da dover correggere, ma nel decreto che abbiamo portato venerdì in Consiglio dei ministri quella correzione già era stata individuata e c’è ancora tutto il tempo per approvarla prima della fine dell’anno». Già prima della fine dell’anno! Con una governo ormai allo sbando, mercoledì l’Italia mostrerà all’Europa ancora la sua inaffidabilità, preferendo giocare al gatto e alla volpe con la dignità dei cittadini. Più volte è stato detto che questa crisi è figlia delle scelte in economia. Ma è un errore paradigmatico. Infatti, è la crisi morale e politica italiana ad essere diventato il vero male dell’assetto economico e della tenuta finanziaria dell’Italia non l’Europa, così chiamata matrigna.
Se da un lato si può convenire con la tanto auspicata tenuta dei mercati – messi ancora oggi alla prova con rendimenti e scambi nuovamente a ribasso – la vituperata congiuntura economica appare in miglioramento. Tutto ciò con una crisi che ha visto nell’immediato l’applicazione dell’incremento dell’IVA, che farà “piangere” i conti degli italiani pur in presenza di ripresa in atto nel manifatturiero, nei servizi, nelle costruzioni. Il Fondo monetario ha ribadito la solidità delle nostre banche, ma resta il nodo del risanamento dei nostri conti pubblici, così debilitati dalla ricerca di fondi per i pagamenti della pubblica amministrazione e per gli ammortizzatori sociali.
Dalle prossime ore però il rischio della caduta del governo sbatte contro delle necessità, prioritarie al momento come la legge fondamentale del nostro bilancio, quella legge di stabilità che in base alla nuova governance europea dovrà essere approvata anche a Bruxelles. «La legge di stabilità – sottolinea Saccomani – è un atto obbligatorio. Non ci si può esimere da questo. Un governo la farà. Aspettiamo di vedere l’evolversi del quadro politico, ma non c’è nessuna ragione per cui non la possa fare questo governo, anche – eventualmente – da dimissionario». Da dimissionario. Appunto. Nella migliore delle ipotesi a “mezzo servizio”.
Gli italiani saranno nuovamente distratti e stavolta l’Europa potrebbe perdere anche il tassello italiano in un momento di estremo bisogno in vista non solo delle elezioni europee del 2014 ma anche della presidenza di turno italiana.
2. Le posizioni del MFE. L’attività della sezione
In questo contesto, non posso che ribadire l’allarme lanciato dal nostro segretario uscente Paolo Acunzo, che ringrazio del lavoro svolto con affetto e stima, al Congresso di Milano: calare l’Europa dall’alto, è una tattica che non funziona più! La soluzione alle crisi nazionali e europee va ricercata nell’iniziativa stessa dei cittadini europei.
Il “Manifesto di Ventotene” deve restare il nostro “libretto” guida in ogni momento storico, in ogni azione da intraprendere, perché parlare, discutere, confrontarsi, può andare bene, può aiutare alla scelta migliore ma non è più un vero motore se le “stanze” restano chiuse e i poteri sono limitati, le influenze ridotte, la distrazione è estrema. La rivoluzione – come anche affermato da Francesco Ferrero- rischia oggi di essere non il messaggio del Manifesto ma il nazionalismo che si pone avversario della moneta europea per distruggere alla base il percorso di integrazione.
Giulia Rossolillo ha dato un messaggio efficace, quando ha sostenuto la necessità del bilancio aggiuntivo UE, mezzo per il sostentamento autonomo dell’Eurozona. Leva va fatta sugli strumenti giuridici a disposizione e su questi deve spingere l’azione del MFE. Partire dall’esistente, è vero, è un modo di approcciarsi gradualista, mediano, ma è in questo momento il primo impatto con il trattato di Lisbona possibile. Non solo trattati singoli rispetto al trattato di Lisbona come avviato con il meccanismo di stabilità ma vere e proprie procedure di cooperazione rafforzata, purché non divori la proposta, oppure appunto il trattato autonomo che, ex art. 136 del trattato, che in seconda battuta – in sede di modifica – non necessita dell’unanimità.
Questa azione del MFE nei confronti anche dei partiti politici, oggi più che mai coinvolti a livello europeo, stante la necessità di indicare il candidato “premier” della Commissione, non può prescindere dall’art.11 del trattato; l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE), richiesta alla Commissione di una elaborazione di un atto legislativo finalizzato alla definizione di un Piano europeo di sviluppo sostenibile e per l’occupazione, che viva delle risorse come sopra individuate. L’ICE – è bene ribadirlo – è una priorità dell’azione del MFE, è uno strumento sì di partecipazione dei cittadini europei, ma è soprattutto un meccanismo, presente, di stimolo per la ricerca di soluzioni condivise anche dalle istituzioni. E il messaggio del presidente del Parlamento europeo Schulz è stato chiaro. Bisogna continuare nella ricerca di affiliazioni e aderenti al sistema ICE in tutti i Paesi europei anche oltre con una azione continua in sede nazionale e anche di singola sezione, come la nostra, dove più realtà si manifestano, dove scambi con altre realtà, cittadini europei può essere un valido veicolo di democrazia partecipata.
Non possiamo prescindere tra l’altro dalla Campagna per la federazione europea che il MFE in tutte le sue articolazioni ha il dovere di porre in essere. Il realismo weberiano che profonde la nostra azione però ci dice che non possiamo vivere di un credito culturale e basta. L’azione politica è cosa di ben altra valenza. E la nostra attività deve essere capillare, continua, senza sosta, allora sì, renderemo omaggio all’albertiniano estratto dell’azione comune come azione personale per far sì che la contraddizione tra i fatti e i valori assuma una dimensione moderna ed efficace. I fatti ci dicono che la crisi del “credo” europeo è attuale. I fatti ci dicono che la richiedere la federazione europea “subito!” è un valore nei confronti del quale dobbiamo continuare a propagandare. Ma ci dice anche che questo valore, non può vivere da solo, per essere nel campo anche dei fatti deve trasformarsi concretamente. Il MFE ha bisogno di una sterzata verso una nuova campagna culturale, per riprendere Albertini, per superare la sfida della “naturale tendenza ad accettare l’esistente”, con una richiesta presente che parta dal “basso” e con esso dalle realtà comunitarie di cittadini, come singoli e come associati. I partiti tornano anche qui interlocutori ma non privilegiati, perché la loro dimensione è corrotta dalla neoburocratizzazione dei giochetti di “poltrona”. I cittadini devono essere posti al centro della campagna per la federazione in quanto nuovo progetto di congresso del popolo europeo. Possiamo prendere a correre anziché trascinarci stancamente verso il nostro obiettivo con il popolo europeo, con la continua mobilitazione. In questo la nostra sezione come il centro regionale unitamente alle sezioni e centri italiani e europei, dobbiamo puntare al risultato finale con “chi ci sta”, superando steccati neoidelogici, che di storico non hanno nulla.
Auguro a tutti i presenti buon lavoro. Faccio i migliori auguri al neo segretario e al nuovo direttivo romano e ringrazio la segreteria uscente per il lavoro svolto, con assidua e infaticabile iniziativa.
di
Mario Leone
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