Spunti per un dibattito da approfondire per costruire un’altra politica
Per chiunque si affacci al mondo della politica nel XXI secolo è chiaro che la dimensione nazionale non è più sufficiente in un’epoca in cui i poteri economici-finanziari si muovono velocemente nello scacchiere internazionale trasferendo ingenti capitali tramite pochi click e a causa della lentezza, e spesso dell’impotenza, di un potere legislativo ancora basato unicamente sul principio della sovranità nazionale e della continua ricerca di compromessi tra governi spesso portatori di interessi configgenti. Movimenti lontani tra loro, ma legati dalla volontà di trovare nuove forme di protagonismo dei cittadini nelle grandi scelte fondamentali per il loro futuro (quali ad esempio Occupy Wall Street, gli Indignados o quelli della Primavera in tutto il quadrante medio orientale) ne sono la dimostrazione. Dunque una qualsiasi proposta politica che voglia realmente contribuire al cambiamento per costruire un mondo migliore non può non misurarsi, e cercare soluzioni concrete, con quelle nuove forme di democrazia partecipata e di sviluppo umano, economico e ambientale sostenibile che ha portato con se la moderna era dell’interconnessione individuale globale.
Dunque si dovrebbero avanzare proposte fattive non solo riguardo relazioni internazionali eque e solidali (ripensando il funzionamento dell’ONU, insieme a quello del FMI, del WTO, etc) o su grandi questioni fondamentali (come il taglio del debito dei paesi più poveri, l’abolizione della pena di morte o la moratoria delle armi nucleari nel mondo), ma impegnandosi su posizioni che vincoli qualsiasi governo di cui farà parte e che possano incidere sulla carne viva di milioni di persone, come ad esempio: l’introduzione della Tobin Tax (tassazione delle speculazioni finanziarie gia proposta dal parlamento europeo), del reddito di cittadinanza europeo (visto che è gia previsto in tutti i paesi della UE tranne che in Grecia e in Italia) o degli standard internazionali minimi garantiti per la libertà d’informazione (solo l’oscurantismo ungherese riesce a battere quello italiano in Europa in questo campo) e il riconoscimento universale di tutti i diritti civili.
Senza affrontare questi temi, ma altri si possono aggiungere, oggi sarebbe impossibile affermare a pieno principi quali libertà e uguaglianza. Allo stesso modo senza partire dal livello europeo, sarebbe impossibile realizzare una svolta anche nella politica italiana. Infatti se non bastasse il dato oggettivo che oltre il 70% della normativa nazionale e regionale deriva dall’attuazione di decisioni prese a Bruxelles, le ultime elezioni hanno dimostrato come il dibattito sul futuro dell’Europa (o dell’uscita dall’Euro) sia diventato centrale, estremizzandosi nei contenuti durante la campagna elettorale. Inoltre le proposte circa “quale Europa” saranno qualificanti in vista delle elezioni europee del maggio 2014.
In questa ottica bisogna uscire da affermazioni generiche basate su un europeismo di maniera tipo “serve più Europa” ed entrare in proposte specifiche, quali ad esempio: la necessità di un governo europeo dell’economia che abbia il consenso democratico per assumere politiche economiche capaci di dare risposte alla crisi da Atene a Helsinki, evitando il conflitto di interessi nazionali nascoste in decisioni prese da alcune cancellerie o direttori; l’introduzione di una politica fiscale comune, accanto a quella commerciale e monetaria gia gestita senza una legittimazione diretta dei cittadini; un Piano di sviluppo sostenibile (bilancio ad hoc finanziato tramite project bond, tobin e carbon tax per investimenti per l’occupazione nei campi della ricerca, innovazione e infrastrutture europee) per cui si è già lanciato la raccolta di milioni di firme in tutta Europa, insieme alla richiesta dell’acqua pubblica o del reddito di cittadinanza in Europa. In sostanza, se si vuole sintetizzare il tutto in uno slogan, nel fattivo impegno per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
Si andrebbe in questa direzione ad esempio se il PD si impegnasse, già dalle prossime elezioni europee, di concordare un candidato unico alla Presidenza della Commissione europea con le forze progressiste di tutta Europa, in modo da dare la possibilità agli elettori di scegliere un programma e un candidato comune, eleggendo in sostanza una sorta di Sindaco d’Europa.
Ma ovviamente sono possibili anche altre proposte concrete per costruire un’altra Europa vicina ai cittadini, al fine d’introdurre nuove forme continentali di partecipazione democratica e decisionali. Così ad esempio come l’Erasmus ha formato migliaia di giovani, per diffondere la consapevolezza della cittadinanza europea si potrebbe rilanciare la proposta di un servizio civile europeo (riconosciuto nel curriculum e retribuito), o promuovere l’introduzione nelle scuole di una sorta di educazione civile europea o l’alfabetizzazione in una seconda lingua veicolare europea per tutta la popolazione italiana o ancora più semplicemente la trasmissione in chiaro di canali in lingua italiana come Euronews che potrebbe contribuire a sprovincializzare l’informazione nostrana.
Questi sono solo alcune idee concrete di cosa significa porre il tema del mondo e dell’Europa al centro di una proposta politica innovativa. Ovviamente altre sono possibili e auspicabili, ma se si vuole incidere realmente nelle scelte fondamentali dell’oggi, contribuendo alla costruzione di un futuro migliore per tutti noi, bisogna essere in grado di uscire da vuoti slogan, dandogli sostanza e ricaduta diretta nella costruzione di nuove forme sovranazionali di partecipazione democratica.
Paolo Acunzo
pacunzo@hotmail.com